di Linda Cottino – Non nascondo di essermi stupita nel vedere in libreria l’ennesimo libro firmato Reinhold Messer, questa volta sulle donne in montagna. On top. Donne in montagna (Corbaccio, Milano 2012). Ma è possibile che debba dire la sua anche sulle donne?, mi sono chiesta. Del resto, se vuole continuare a fare il messner, non ha scelta, deve scrivere e parlare all’infinito. Altrimenti che messner sarebbe? Un’attenuante in questo caso c’è l’ha. Ed è che l’abbrivio gliel’hanno fornito le donne stesse con la cosiddetta “corsa rosa” agli ottomila; cioè lo sprint finale di una manciata di alpiniste per chiudere le salite delle quattordici montagne più alte della terra.
Il discusso taglio del traguardo della coreana Oh Eun-Sun, con successivi dubbi e polemiche sul suo reale arrivo in vetta sull’ultima cima, hanno come offuscato un exploit che, benché ormai privo del fascino dell’esplorazione, rappresenta pur sempre un traguardo di rilievo alpinistico.
Come poteva dunque il re degli ottomila non proferire verbo? Tanto più che, proprio nel suo ruolo di magister delle alte quote, all’indomani del primo game-over non si era tirato indietro nel distribuire onori e complimenti alle due donne che a ruota hanno completato la collezione.
E così si avventura – in modo intelligente qual è l’uomo – in una rivisitazione dell’andar per monti declinato al femminile. Nella carrellata ci stanno tutte le più brave alpiniste e rocciatrici del Novecento; e l’interesse del libro, è da dire, sta precisamente nell’essere l’esplicitazione del messner-pensiero; che non si limita dunque a cucire una storia, ma confeziona un prodotto di alta sartoria. Portandoci in giro tra ammissioni di machismo gratuito e riconoscimenti alla bravura tecnica e alla “testa” di molte donne, a dispetto della marginalizzazione cui sono state sottoposte nei due secoli di storia dell’alpinismo, costruisce un percorso che ha il merito di incuriosire, che spinge a volerne sapere di più su questa galassia sconosciuta – e talora afasica – a cui è stata appiccicata l’etichetta di alpinismo femminile.
Ora, se oltre ad essere dei fan della griffe Messner vi siete appassionati alle vicende della “corsa rosa” agli ottomila, vi consiglio di continuare il percorso di lettura con un altro libro. Questa volta di una delle protagoniste, la basca Edurne Pasaban (Edurne Pasaban e Josep Maria Pinto, Quattordici volte ottomila, Corbaccio 2012).
Qui i toni cambiano. La giovane donna sceglie accenti anche intimi, si svela e rivela nei dettagli il corso della sua vita da quando, senza crederci più che tanto, è partita per la prima spedizione al suo primo ottomila. Dodici anni è durata l’avventura, tra momenti esaltanti e depressioni, sforzi al limite e morti a fianco. Un’autobiografia che non brilla per scrittura di qualità sopraffina (anche la traduzione avrebbe potuto essere più curata), ma che ha il pregio di essere autentica. Parlando di sé, Edurne Pasaban parla di libertà, di autodeterminazione, di capacità nutrite e fatte crescere. Forse il bello dell’alpinismo “per” le donne è proprio ciò che con forza emerge dalle pagine di questo libro: il percorso di libertà.
Una libertà che, negli anni 30, era senz’altro meno esplicita, ma che la pratica dell’alpinismo rese avvicinabile a una forte protagonista del sesto grado sulla roccia, Mary Varale. A lei è dedicato Il tempo di Mary, l’alpinista col giubbetto Rosso (Comune e Biblioteca Civica di Belluno, 2012) un delizioso libriccino di Francesco Comba nato come suggello finale del riordino del Fondo Vittorio Varale depositato nella Biblioteca civica di Belluno. Una bella e inedita documentazione, ricca di fotografie, lettere e articoli, libri di vetta, da cui emerge il ritratto semplice e vigoroso di un’atleta di eccellenza troppo poco conosciuta.
2 comments
Messner ormai è come Sgarbi, sa tutto più di tutti, e se parla di Calcio con Marcello Lippi, sono certo che vuole saperne più di lui…. Daltronde ha paura di sparire dalla circolazione mediatica, e di essere seppellito nel passato,” ma lui vuole essere sempre presente”. Ed allora parla di qualsiasi cosa, anche se non gli compete…. SGARBI 2.
Peccato perchè è stato un Buon Alpinista…
Eccellente libro.
Grazie Reinhold, lunga vita al Re!