
di Patrizia Broggi* – Perché si inizia ad interessarsi in modo più approfondito a qualcosa? Per tradizione di famiglia? Per una di quelle passioni che fin da bambino senti dentro? Per caso? Ecco, quest’ultima è la mia risposta: per caso. Partii per andare a vedere le montagne dell’Himalaya, tanti anni fa, ma di quelle montagne sapevo solo che erano grandi, e per me, normale escursionista della domenica, quella era una ragione sufficiente: cercare di capire cosa voleva dire “grandi”. Fin dalla prima occhiata alla catena del Lantang,visibile da Kathmandu in quel limpido ottobre, lo capii perfettamente. Per di più il cammino che feci verso il Makalu non era un normale trekking; il compito delle persone con cui per caso mi trovai era portare una statua in un luogo sacro ai piedi di quella montagna. Passo dopo passo, mi immersi in una natura meravigliosa e in una realtà umana e trascendente di cui fino ad allora non conoscevo l’esistenza, e quegli esseri umani, la loro vita quotidiana, i loro problemi, i loro insegnamenti, divennero poi una passione che da allora ho coltivato.
Nacque così Eco Himal, o meglio la sua sezione italiana, piccola ma con tante persone che ne sostengono i progetti; micro progetti si usa dire, perché non ci siamo mai occupati di finanziare grandi opere, bensì di supportare una scuola sperduta, comprare pecore per mantenerne un’altra, fornire tubi per realizzare un acquedotto, posare pannelli solari per aiutare un medico e così via: gocce nel mare del bisogno, minuscole cose che hanno fatto nascere tanti sorrisi.
Il viaggio continua anche ora, dopo vent’anni, tra idee che vengono ma che non possono essere realizzate, tra nuove richieste e il lavoro che si fa per realizzarle, raccontando di quei luoghi e di quelle genti a chiunque voglia ascoltare. Ho percorso tanti e tanti sentieri da quella prima volta, i miei occhi si sono riempiti di altipiani senza fine su cui corrono animali selvatici, di foreste fiorite nella prorompente primavera, di intensi colori autunnali tra cui spunta un antico monastero. La mia anima ha sussultato nell’ascoltare un canto dedicato a me. Lo spirito ha riso per i giochi fatti tra antiche rovine, ma ha anche pianto davanti all’ottusità di autorità che hanno preferito dire no ad un aiuto per non ammettere di avere un bisogno. Ho perso e ritrovato me stessa tante e tante volte, là, in alto, vicino al cielo.
Le grandi montagne hanno preso forma circondate dalle loro valli, segnate dai villaggi costruiti sui loro fianchi, lo spazio riempito dai fischi dei pastori che radunano le greggi o dai bambini che ripetono la lezione nelle aule di una scuola creando la melodia di una antica cantilena.
Non riesco più a pensare alle montagne come qualcosa da salire e basta. Pur restando la bellezza di farlo talvolta come cosa fine a se stessa, tutto si intreccia di continuo con gli sguardi della gente che lì vive, persone semplici che in molti casi sono state catapultate a fianco di un mondo che vorrebbero conquistare ma che rimane spesso fuori dalla loro portata, e per questo rischiano, forse a loro insaputa, di perdere un patrimonio immenso di conoscenza ed esperienza, mentre l’umanità diventa sempre più omologata e uguale a se stessa ovunque ci si trovi.
* Patrizia Broggi è la vicepresidente di Eco Himal Italia. Eco Himal Italia è un’associazione di volontariato onlus creata nel 1994. Fa parte di un network di sezioni operanti separatamente presenti in Italia, Svizzera, Austria, per promuovere la difesa delle aree himalayane attraverso la cooperazione con le popolazioni che vi abitano. Le aree di azione della sezione italiana sono attualmente il Nepal e il Tibet. Gli interventi, a carattere sociale, cercano di soddisfare i bisogni che le comunità sentono come principali e avvengono su richiesta della popolazione locale, che riceve i fondi, partecipa alla loro realizzazione e ne rende conto. Le autorità locali assieme ad Eco Himal Italia sono responsabili dei progetti stessi. Per maggiori informazioni: www.ecohimal.it