Senza rete

di Alfio Bessone – Io credo di essere fortunato, ma quassù c’è gente che vive al di là di una specie di confine. Sarà perché la conformazione della montagna lo impedisce, sarà perché certe borgate sono infilate dentro solchi laterali in cui persino il segnale della televisione stenta ad arrivare, ma quassù ci sono ragazzi che Internet se lo sognano. O meglio: la loro connessione viaggia così lenta che non si riesce neanche a scaricare l’antivirus. Altro che storie. Degli amici mi hanno spiegato che questo problema viene chiamato digital divide, e che non riguarda solo la montagna. Fatto sta che senza l’Adsl, per collegarsi col resto del mondo il computer serve a poco. Però la cosa curiosa è che se ne parla poco.

Anch’io, se devo essere sincero, avevo fatto poco caso alla vicenda. Me ne avevano parlato come si parla di tante altre cose, e probabilmente la questione mi era sfuggita. Me ne sono accorto bene, invece, in questo periodo.

Sapete com’è, col tempo che c’è, un giorno fa caldo come in estate, poi fa freddo e attacca a piovere e non la smette più, e qui a volte i lavori si fermano. E allora, a volte, passo le sere a chiacchierare con gli amici. L’altra settimana ci siamo messi a discutere del taglio dei fieni. E dato che io sono curioso per natura, girando sul Web mi era capitato di scoprire delle falciatrici fatte apposta per lavorare sui pendii ripidi. Non ne avevo mai sentito parlare prima, perché è roba che viene fabbricata in Svizzera, è bella e sembra anche robusta. Così ci siamo avvicinati al monitor e abbiamo guardato le offerte. È stato proprio in quel momento che ho scoperto il problema di Internet.

Flavio, Marco e Giorgio mi guardavano come se io fossi un mago, perché loro a navigare proprio non ci riescono. E non per incapacità. Per impossibilità. Duecento metri di dislivello sopra casa mia, la connessione è una cosa da lumache. Ed è un peccato, perché così le informazioni ti arrivano col rallentatore, e l’unico confronto con i prodotti in circolazione sono i commercianti di fondovalle e qualche fiera agricola, dove trovi più o meno sempre la stessa merce. Invece è interessante sapere che da qualche altra parte hanno inventato delle macchine particolari, adatte per la montagna. Insomma, qui da sole le informazioni non circolano, la comunicazione tra le valli è bloccata. Bisognerebbe avere tempo e soldi, per girare altri angoli delle Alpi, altre regioni, ma come si fa?

Io, si fa per dire, sono fortunato: sul Web cerco, e trovo. Ma loro? Adesso ci siamo organizzati, e ogni tanto curiosiamo insieme su Internet. Mia madre dice che facciamo come facevano loro negli anni ’50, quando scendevano tutti all’osteria per vedere Lascia o raddoppia alla tivù in bianco e nero. Che per certi aspetti va anche bene, perché si sta insieme e si rafforza l’amicizia, ma è poco comodo, anche perché magari uno ha certi interessi e un altro preferirebbe cercare per i fatti propri.

Poi, è vero: non è che tutto quello che compare sul monitor sia oro colato, ma almeno un’idea te la fai. E poi puoi dare uno sguardo al mondo, e se ti interessa un argomento puoi approfondire. Per noi, oltre che una compagnia, è anche un bell’aiuto. Insomma, non è che ’sta cosa ti tiri fuori dall’isolamento, ma ti regala delle opportunità. Prendiamo il mio lavoro: sul Web io scopro cosa fanno gli altri e come lo fanno. A volte copio, a volte prendo l’idea e poi la adatto. Oppure, come dicevo, scovo attrezzatura, sementi, nuove produzioni. Che è già una bella cosa. Oltre naturalmente a Segnavia, ché se non lo dico gli amici mi fanno la filippica… Penso che invece di dannarsi l’anima per costruire nuove strade per far circolare le macchine, bisognerebbe darsi da fare per costruire una rete Internet che funzioni.

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