Primi lavori di stagione

di Alfio Bessone * Il sole di questi giorni ha portato via l’ultima neve. I pendii esposti a sud, anche sopra i 1000 metri, sono puliti. Qualche chiazza bianca qua e là, ma si può già cominciare a lavorare.  Le piante da frutto sono già state potate, e i tagli nel bosco sono quasi al termine. Solo pochi giorni… Ma intanto è ora di rastrellare i prati. Io lo avevo già fatto in autunno, ma il foehn di gennaio li ha di nuovo riempiti di foglie e di rami portati dal vento. Così adesso bisogna darci giù di rastrello. Mi ricordo quanto ci teneva mio nonno alla pulizia di rive e prati. Sembrava che li pettinasse. Diceva che in quel modo tornavano a respirare. Proprio così, e aveva ragione. Mio padre aveva quasi smesso di rastrellarli, ma lui l’agricoltore lo faceva a tempo perso, dato che lavorava alla Fiat. Io invece ho ripreso le tradizioni di famiglia. Qualche bestia, i fieni, l’orto, il bosco, il frutteto, qualche giornata come muratore. Mi arrangio e sono contento così. Ma niente robaccia chimica, concimo come una volta, con il letame di stalla. E i prati li tengo puliti perché mi piace e poi anche per un altro motivo. Se non lo facessi, al primo fieno tirerei su anche la porcheria; sì, la roba secca voglio dire. Invece le vacche preferiscono il fieno pulito, lo mangiano più volentieri. Le foglie che rastrello, però, non le brucio più. Le brucio solo in autunno, quando sono belle secche. Queste, che sono rimaste in terra con la neve, sono umide e farebbero solo fumo. Così le butto nella compostiera dietro casa e le ricopro con qualche palata di terra. Fra un anno daranno un buon terriccio per l’orto. Purché non siano foglie di noce, ché quelle non vanno bene.

Ma è stato un inverno strano, quello che sta per finire. Il 20 gennaio sembrava ancora primavera. Poi giù neve, e quindici giorni di gran freddo. Così il gelo ha bruciato diverse piante. Ci sono dei sempreverdi, che di solito non pativano, mezzi morti. Hanno le foglie gialle. Era un bel po’ che non vedevo una cosa del genere. È capitato perché a fine gennaio c’erano già le gemme gonfie e pronte a sbocciare, e le basse temperature hanno fatto scempio di tutto quello che non è “roba da montagna”. Però è normale: mi chiedo perché la gente non capisca che in montagna non è il caso di piantare alberi che non riescono a passare l’inverno. Magari resistono qualche anno, se gli va bene, ma quando attacca a fare freddo davvero… Adesso c’è il calicanto fiorito (e in ritardo sul calendario), e i primi ellebori appena sbocciati. E nei prati, a parte le zone ancora gialle (dove è rimasta più a lungo la neve,) qua e là si notano i primi ciuffi d’erba nuova, verdissimi. Se continua così, fra poco avremo i primi fiori. E sarà di nuovo primavera. Ma è ancora presto per dirlo. Quassù, almeno. Ma forse in pianura è già cominciato il cambio di stagione.

Alfio Bessone è un contadino di montagna innamorato dei libri. Scrive con regolarità, ma raramente permette agli amici di sbirciare nei suoi quaderni. Per la seconda volta ha fatto un’eccezione per Segnavia 54.

Foto Lidia Bessone
Foto Lidia Bessone
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