Piolet d’or, doppio premio

I vincitori dei Piolets d’or 2014 (foto Giuseppe Di Mauro)
I vincitori dei Piolets d’or 2014                      (foto Giuseppe Di Mauro)

Anche per quest’anno è andata. L’edizione 2014 dei Piolets d’or è riuscita a superare brillantemente l’ostacolo che sembra ergersi insormontabile, dopo il verdetto della giuria al termine dell’ultima kermesse. Giuria che, come molti ricorderanno, aveva premiato tutti, a pari merito, annullando di fatto la formula della classifica. La settimana scorsa, invece, il premio ha ripreso quota, con un sospiro di sollievo da parte di tutti. Non tanto per la classifica in sé, ma perché la manifestazione continua a costituire un crogiolo di riflessioni e di ragionamenti sull’alpinismo di punta. E soprattutto sullo stile alpino. D’altra parte – come abbiamo spesso sostenuto – quello dei Piolets è uno dei pochi momenti in cui le grandi scalate vengono valutate per quello che sono, e non per motivi commerciali o per via di interessi legati agli sponsor.

Il verdetto finale non ha destato sorprese. La vittoria di Ueli Steck, per quanto se ne dica, era pressoché scontata. La sua via nuova sulla parete sud dell’Annapura, in 28 ore tra andata e ritorno, è già diventata un simbolo capace di risarcisce in qualche modo (per quanto possibile) la scomparsa di due scalatori illustri: Pierre Beghin prima e Iñaki Ochoa, entrambi morti sulla mastodontica parete sud del gigante himalayano. E costituisce tra l’altro una performance di indiscutibile pregio e di eleganza. Però, accanto al Piolet d’or di Ueli ce n’è stato un altro. La vera sorpresa. L’ex aequo con i canadesi Ian Welsted e Raphael Slawinsky, rispettivamente 42 e 47 anni, i primi salitori (in prima salita assoluta) del K6 per cresta ovest, in Karakorum, tentato più volte in passato senza successo. Una scalata davvero molto bella, e dal punto di vista tecnico complessa e difficile (ve ne proponiamo una sintesi in video), che non è sfuggita all’attenzione della giuria, presieduta quest’anno fa George Lowe e composta da Erri De Luca, Catherine Destivelle, Denis Urubko, Karin Steinbach e Lim Sung Muk. E che incarna in pieno lo spirito del premio. Vie nuove, nello spirito di un alpinismo esplorativo, in puro stile alpino. Dunque una bella notizia. Che si pone davvero come un tassello di valore accanto alle altre vie nuove in nomination,

 

 

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