Niente lupi in Svizzera

Tempi duri per il lupo, in Svizzera. A sentire il Gruppo svizzero per le regioni di montagna (SAB, l’associazione che riunisce tutti i cantoni di montagna e diversi comuni svizzeri), sulle Alpi non ci sarebbe spazio per il predatore. Quelli che sono a favore del ritorno del lupo vorrebbe spazi di natura incontaminata, sostiene il SAB in una nota dello scorso febbraio. Le Alpi invece, spiega il documento, sono prima di tutto spazio di vita e di lavoro per la popolazione residente, e non una riserva naturale. Il lupo danneggerebbe le attività agricole, il turismo e, in ultima analisi, anche l’immagine di una regione quando un lupo viene abbattuto. Dunque, per l’assopciazione elvetica il lupo «non è compatibile» con le Alpi. 

Il SAB chiede perciò “regioni libere da lupi”
e il blocco la politica internazionale sul lupo nelle Alpi. «La Svizzera deve prendere le distanze dagli impegni internazionali per la protezione dei grandi predatori, come ad esempio la Convenzione delle Alpi» ha dichiarato la lobby dellqa Confederazione. Tanto più che la sopravvivenza del lupo sarebbe garantita dalle popolazioni dell’Europa orientale. Ma molti esperti non sono affatto d’accordo con la presa di posizione del SAB. Bruno Bassano, responsabile scientifico del Parco nazionale del Gran Paradiso e membro della piattaforma “Grandi predatori” della Convenzione delle Alpi spiega: «Come dimostrato da molte esperienze, la biodiversità nelle Alpi è fondamentale per il corretto funzionamento di un ecosistema. Di essa fanno parte anche gli animali al vertice della catena alimentare, come il lupo. Sopprimere semplicemente questo anello, significa iniziare un processo di semplificazione che presto o tardi si ritorcerà anche contro di noi».

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