Nevi d’antan in Appennino…


di Roberto Mantovani.

Tanta neve, anche in Appennino. Dicono che non se ne vedeva tanta da decenni. Eppure non è una novità: sulla dorsale che accompagna da nord a sud lo Stivale, neve ne è sempre caduta molta. Anni fa, mentre raccoglievo una lunga intervista con Fosco Maraini, chiesi al “professore” (così amava che lo chiamassi) della sua passione per lo sci in Appennino. Sapevo che le montagne toscane non avevano segreti per lui. Mi confessò che, quand’era adolescente, aveva preso a nolo il suo primo paio di sci alla sezione fiorentina del Club Alpino e, approfittando delle prime nevicate invernali, aveva fatto esperienza con un amico sui poggi intorno a Firenze. «Fu una passione a prima vista» mi spiegò Maraini, «e a ogni minimo sentore di neve si partiva con tutti i mezzi a disposizione, anche con i torpedoni del Cai e dei vari sci club cittadini». Nel giro di qualche stagione, le puntate fuori porta si fecero più lunghe, e presto fu la volta dei pendii innevati dell’Abetone. Anche perché Fosco e i suoi amici erano ormai in grado di condurre con sicurezza lunghe serpentine a telemark con ogni tipo di neve, che era sempre abbondantissima. Ai miei dubbi sull’innevamento di quegli anni lontani, Maraini rispose tirando fuori alcuni vecchi album di fotografie in bianco e nero che mostrano un Appennino simile alle Montagne Rocciose nel pieno dell’inverno. Metri di neve immacolata, boschi seppelliti dal manto bianco. Qua e là, l’auto di qualche sciatore, per lo più vecchie Fiat. Davanti alla Pensione Zanni, uno scatto del professore  aveva immortalato una macchina scura, con una targa incredibile: FI 805. Altri tempi davvero. «In quel periodo» continuò Maraini, «all’Abetone non esisteva un solo impianto di risalita, ma non mancavano affatto i buoni sciatori. C’erano Gualtiero Petrucci, bravissimo maestro di sci e per qualche anno campione nazionale, Rolando Zanni, Bernardo Seber. Zeno Colò? Era un ragazzetto, ma si capiva che sarebbe diventato un campione: sembrava una specie di serpe della neve». Ma anche il “professore”, a quanto pare, sulla neve fresca se la cavava alla grande. Prediligeva la discesa libera e lo slalom, e con gli amici gareggiava ovunque si disputassero campionati studenteschi, sulle Alpi ma anche all’Abetone o a Ovindoli, in Abruzzo. Il lascito d Maraini di quegli anni spensierati è un libriccino tascabile edito in proprio, prezzo al pubblico 5 lire (oggi è una rarità anche per i bibliofili ): Guida all’Abetone per lo sciatore, anno 1934, con straordinarie foto dell’autore, utilissime per capire com’era un tempo l’Appennino d’inverno. Altro che il febbraio 2012…

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