Cantar montagne

di Meo De Zio – Nel settembre del 1982 Lucio Battisti pubblica il suo quindicesimo album dal titolo “E già”. Nel lato B il brano “Una montagna” si distacca dal tradizionale arrangiamento a cui ci aveva abituato Lucio e si distingue per l’impiego del sintetizzatore elettronico che influenzò molti gruppi ed artisti a partire dagli anni ’80.

Mentre ascoltavo il brano mi è sorta una particolare curiosità: quali altri artisti, nell’ambito della musica leggera, hanno trattato come argomento delle proprie canzoni la montagna? Spinto da questa curiosità, ho iniziato la ricerca partendo dalla mia raccolta discografica personale e poi utilizzando Internet. E ho scoperto che, a differenza del mare, i cantanti di musica leggera non hanno tenuto molto in considerazione le terre alte. Infatti, solo nei testi di qualche canzone si trovano qua e là riferimenti alla montagna.

Nel 1972, al Festival di Sanremo,  Marcella Bella canta la sua “Montagne verdi” scritta dal fratello Gianni in collaborazione con  Giancarlo Bigazzi.

Rino Gaetano nella sua “Sei ottavi” canta: Mentre la notte scendeva stellata stellata/ lei affusolata nel buio sognava incantata/ e chi mi prende la mano stanotte mio Dio/ forse un ragazzo il mio uomo o forse io/ lontana la quiete e montagne imbiancate di bene/ e il vento che soffia che fischia più forte più greve…

Anche il grande Fred Buscaglione in “Buonasera (signorina)” cita la montagna: Buona sera signorina/ buona sera/ come è bello stare a Napoli/ e sognar. Ogni giorni ci incontriamo/ camminando/ dove par che la montagna/ scenda al mar. Una grande interpretazione. La canzone è stata ripresa e interpretata da molti altri cantanti del calibro di Jovanotti, Celentano e Mina.

Non dimentichiamo il grande Paolo Conte nella sua “Nord”.  Può darsi a un ristorante si starà?/ Come gli occhi intorno cerchi? Non si sa?/ Fa niente, tanto è un gioco che si fa/ stando soli, stanchi e forestiere, ma/ guardando fuori un paesaggio avrai/ e laggiù montagne languide vedrai/ e sempre te ne invaghirai/ grande amore e ancora tu le vorrai.

E ancora Paolo Conte, in “Bartali”. Oh quanta strada nei miei sandali/ quanta ne avrà fatta Bartali/ quel naso triste come una salita/ quegli occhi allegri da italiano in gita/ e i francesi ci rispettano /che le balle ancor gli girano/ e tu mi fai – dobbiamo andare al cine – e vai al cine, vacci tu.

Ai nostri lettori rimando la palla, o meglio la tastiera, per ulteriori contributi e riflessioni.

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