Verticalmente demodé, il film firmato dal regista torinese Davide Carrari, ha fatto il pieno di premi alla 60a edizione del Trento Filmfestival. Un grande successo, con il regista e Manolo, il protagonista del film, stupiti ed emozionati (il Mago, per l’occasione, indossava addirittura una giacca elegante), e accolti da un’ovazione sulla ribalta del Teatro Sociale di Trento. Ma eccoli, tutti in fila, i riconoscimenti vinti del lungometraggio di Carrari: Genziana d’oro del Club Alpino Italiano per il miglior film di alpinismo, Premio Mario Bello e Premio Città di Imola. Tra le motivazioni, riportiamo quella della Genziana d’oro, che recita: «Nonostante l’alto livello dei film in questa categoria, la Giuria è stata unanime nell’attribuire la Genziana d’Oro per il miglior film di alpinismo ad un film che incarna la pura idea del free climbing. Vivere, sognare la scalata attraverso lo studio e la progettazione meticolosa, sino all’ultima coraggiosa ascesa; questo film dimostra che l’arrampicata libera non è soltanto uno sport ma un’arte creativa. Manolo spinge costantemente le sue capacità oltre i propri limiti, in un’opera profondamente legata alle Dolomiti».
Assai lusinghiero anche l’apprezzamento dei giurati del Premio Città di Imola, presieduto da Reinhold Messner: «A questo breve ma intenso ed emozionante cortometraggio va riconosciuto il grande merito di aver saputo raccontare, senza fronzoli retorici ed inutili divagazioni epico-romantiche, il senso più profondo di una sfida che ha due protagonisti essenziali: la montagna, qui rappresentata dalla bellissima falesia del Baule (Vette Feltrine), e un uomo, Maurizio “Manolo” Zanolla, che con le sue mani magiche e i suoi occhi penetranti affronta una via con cui molti anni prima aveva ritenuto ”impossibile“ confrontarsi e che lo stesso Manolo definisce “Una via incredibile. Completamente naturale ma soprattutto assolutamente verticale”. Caratteristica che la rende anomala e Verticalmente demodé fra le vie estremamente strapiombanti dell’arrampicata odierna. Fin dalle prime immagini del film la parete e le mani di Manolo occupano la scena e diventano elementi sostanziali del racconto. Davide Carrari, grazie ad una fotografia in bianco e nero incisiva e di altissima qualità estetica, fa rivivere allo spettatore quanto più possibile dall’interno l’avventura della scalata: dalla lentezza della progressione sulla roccia, alle difficoltà di identificare le rughe, le tacche e gli appigli che rendono possibile l‘impresa. Nella parte conclusiva del film Manolo confessa che per realizzare un progetto così arduo e complesso bisogna esser consapevoli delle difficoltà e della necessità di andare oltre i propri limiti. “Ho dovuto mettere più di tutto me stesso” dice il grande freeclimber in modo straordinariamente suggestivo ed efficace. Carrari con le sue splendide immagini è riuscito a farci comprendere meglio il senso di quelle parole».
Il nostro parere? Il cortometraggio (18’) è assolutamente da vedere. La collaborazione tra Carrari e Manolo ha dato vita a un prodotto d’altissimo livello, e la scelta del bianco e nero per le sequenze del film si è rivelata vincente, perché esalta la struttura e la grana della roccia, regala paesaggi e atmosfere da favola e rende al massimo sui primi piani e i dettagli. Il video racconta la progettazione e la scalata di una via nuova, Eternit. «Non si tratta della via più difficile del mondo», ha spiegato il Mago, «ma è semplicemente la via sportiva più difficile che ho scalato. Ha una storia lunga ed è cominciata quando mi sono chiesto per la prima volta come potevano essere quei luoghi dove ogni sera andava a morire il sole. Eternit (il nome della via) è nascosta proprio lassù, in un ambiente dimenticato e solitario di queste montagne, piccole e “verticalmente demodé”, a metà fra i luoghi dove sono nato, e quelli dove sono “vissuto”».