Si avvicina maggio e, al solito, le novità più strampalate della stagione premonsonica himalayana arrivano dall’Everest. Gli ultimi flash rimbalzati sul Web raccontano che una 73enne giapponese, Tamae Watanabe, vuol battere il suo precedente record di alpinista più anziana sul tetto del mondo salendo dalla via normale del versante tibetano. Dieci anni fa la nipponica era già entrata nel Guiness dei primati per aver scalato l’Everest a 63 anni. Certe ambizioni, evidentemente, resistono a tutto.
Un progetto analogo è quello dell’americano Bill Burke, a capo della Eco Everest Expedition Spring 2012. Burke detiene tuttora il record di alpinista occidentale più anziano sull’Everest, ma vuole fare di meglio: alla tenera età di settant’anni tenterà infatti di bissare il successo della sua precedente performance. Pur sapendo che nella il 25 maggio 1998 un nepalese di quasi 77 anni ha conquistato un quasi inarrivabile record assoluto di anzianità.
In bocca al lupo ai due “vecchietti”, ovviamente, ma – anche se ne avremmo fatto volentieri a meno – alla luce di vicende come queste forse è il caso di fare qualche considerazione. Tanto più che, solo qualche settimana fa, come ricorderete, si era presentato il caso di un tizio che voleva salire sulla cima dell’Everest in bicicletta ma fu bloccato da un divieto ministeriale nepalese. E non si trattava nemmeno di una novità, perché negli ultimi anni nell’alta Valle del Khumbu se ne sono viste di tutti i colori, al punto che sulle pendici della montagna più elevata della Terra le stravaganze non si contano più e non meritano nemmeno di essere elencate.
Simone Moro di recente ha spiegato ai media internazionali che da almeno vent’anni ciò che avviene lungo le vie normali dell’Everest non ha ormai niente a che fare con l’alpinismo. E fin qui siamo tutti d’accordo. E Carlo Alberto Pinelli, presidente di Mountain Wilderness Italia ha rincarato la dose asserendo: «L’Everest viene usato come palcoscenico per mettersi in mostra e far parlare di sé a qualunque costo. Aspettiamo il prossimo che tenterà l’impresa a piedi nudi o con gli occhi coperti da una benda». Tutto giusto e condivisibile. Tuttavia, al di là delle condanne e delle prese di distanza dei commentari più autorevoli, è lecito chiedersi perché i pettegolezzi sull’ultima scemenza all’Everest continuino a fluire attraverso mainstream dell’informazione e a dilagare persino sui siti specializzati che si occupano di montagna? Possibile che non si possa fare a meno delle ultime news spazzatura che vengono diramate in anteprima dal salotto più alto del mondo? Forse un po’ di sana indifferenza aiuterebbe.