di Alfio Bessone – «Le precipitazioni nevose di questi giorni fanno sorridere gli operatori turistici della montagna che, dopo un 2012 difficile, sognano una stagione invernale 2013 da tutto esaurito. […] In alcune località sciistiche gli impianti hanno già aperto, in altre apriranno nei prossimi giorni o, al massimo, per il ponte dell’Immacolata». Così, nei giorni scorsi, il trafiletto di un grande quotidiano nazionale.
Non vorrei fare la parte di quello che si lamenta sempre né del menagramo, ma credo che la cosa vada chiarita. Sono convinto che molta gente abbia le idee confuse sul mercato dello sci e sulla destinazione finale dei proventi dell’attività degli impianti di risalita e delle piste.
Secondo me, l’equazione impiantisti = montanari è spesso falsa. O, più prudentemente, non è del tutto vera. Mai. Il più delle volte investitori e gestori dei caroselli sciistici non hanno nulla a che spartire con la vita in montagna e con l’economia montana. Arrivano da fuori, costruiscono (qualche volta devastano: diciamolo pure), incamerano il denaro versato dagli utenti del week end e portano il ricavato dall’utilizzo degli impianti lontano dalla montagna.
Definire montanari gli impiantisti, solo perché il loro luogo di lavoro è la montagna, è paradossale. Comunque, sia chiaro, l’oro bianco è solo roba loro. Per i tanti che vivono nelle valli e che ogni domenica vedono transitare nei paesi file d’auto con 3-4 paia di sci sul tettuccio, piste da sci, seggiovie e skilift sono una realtà lontana dal quotidiano. La neve, per chi abita in montagna è una componente dell’ambiente con cui si convive da sempre. Un’abitudine. Non una miniera da sfruttare, né un’industria capace di generare ricadute economiche significative sui paesi. E che sia una gioia, è tutto da vedere.
Non che qui la gente non abbia occhi per vedere e ammirare il paesaggio invernale, che da secoli è entrato a far parte della vita di quanti abitano e vivono in montagna e di montagna. In altre parole: i parametri estetici esistono anche nelle valli alpine. Solo che, il festival dello sci, visto dall’altro lato della medaglia, non brilla dei rutilanti colori che accolgono i turisti del fine settimana. È tutta un’altra cosa. Una specie di riserva privata di entità estranee all’esistenza valligiana, un divertimentificio impermeabile e sigillato per evitare intrusioni dall’esterno.
Per dire: sono numerosi, nelle nostre valli, i montanari che se la cavano bene con gli sci. Ci vanno un po’ per divertimento, spesso per necessità, e solo talvolta in pista. Ma la neve, per noi, non è solo quella su cui scivolano le solette degli sci. La neve è anche fatica (provate a spalare tutti i giorni, per tenere pulito la stradina d’accesso a casa, il cortile, il posto per l’auto, l’entrata del fienile, il ripostiglio degli attrezzi e delle macchine agricole, ché non tutti possiedono spartineve a motore), disturbo (pensate alla viabilità, nelle settimane delle grandi perturbazioni), intralcio nei lavori. E ha poco a che fare, salvo per chi fa il maestro di sci o l’albergatore, con il reddito delle famiglie disseminate nei paesi e nelle borgate della valle.
Chi sorride o si frega le mani con soddisfazione per le nevicate non è, per lo più, il montanaro, ma altri. Certo, poi la neve aiuta a immagazzinare riserve idriche e a idratare nella giusta misura i terreni agricoli e quelli di pascolo. Ma di qui a fare i salti di gioia perché la neve rende ricchi e risolve tutti i problemi economici dei montanari, ce ne passa…
1 comment
Buongiorno a tutti, concordo con il contentuo di fondo dell’articolo (che mi è piaciuto molto), anche se va sottolineato che qualche “posto di lavoro” arriva anche per i locals. Chiaro che i detentori degli impianti NON sono montanari. Altrettanto chiaro che anche i cittadni come me, appassionati della “vera” montagna, non vedano di buon occhio i caroselli sciistici. Comprendo perfettamete la fatica del montanaro quando c’è la neve, come descritto in modo preciso nell’articolo. Altrettanto vero, infine, che, da scialpinista, sono contento delle nevicate in corso………Insomma, non esiste una soluzione che sia di equilibrio e di soddisfazione per tutti.