di Victor Serge – Robert Capa è forse il più famoso fotografo del mondo. In migliaia di scatti ha raccontato cinque guerre, dalla guerra civile spagnola all’Indocina, come nessun altro aveva fatto prima. Aveva una tecnica eccezionale e un coraggio fuori dal comune. Se la foto non è buona – spiegava – vuol dire che non eri abbastanza vicino. E infatti morì a 41 anni, proprio in Indocina, saltando in aria su una mina mentre fotografava la marcia di un gruppo di soldati francesi.
Capa aveva cominciato negli anni del bianco e nero, e in bianco e nero sono quasi tutte le sue fotografie più conosciute, come l’incredibile scatto del miliziano morto in Spagna nel 1936. Pochi anni dopo arrivò il colore, di cui lui, a quanto pare, era entusiasta. Meno interessati erano invece gli editori, perché le riviste a grande diffusione e i giornali avrebbero stampato ancora per parecchi anni in bianco e nero.
Ma Capa era qualcosa di più di un fotografo professionista condannato ad andare dove altri lo mandavano. Politicamente impegnato, amante delle belle donne, del poker e dello champagne, sapeva che la sua fama gli avrebbe aperto tutte le porte, e se ne serviva: non a caso fu tra i fondatori della Magnum, l’agenzia che cambiò il mercato della fotografia di reportage. Dunque, scattò anche a colori, scegliendo soggetti più frivoli, come i viaggi, le star e la moda.
Dopo la sua morte questi scatti furono quasi dimenticati, e soltanto oggi escono dall’oblio grazie a una grande mostra allestita a New York. Quasi a sorpresa, ce ne sono alcuni dedicati ai più famosi resort delle montagne austriache, svizzere e francesi, e ai personaggi che li frequentavano. Furono pubblicati nel 1950 nella rivista Holiday, e conservano tutta la loro freschezza. Documenti eccezionali, non soltanto sulle Alpi di quegli anni, ma anche e soprattutto perché dimostrano come un maestro del bianco e nero fosse perfettamente in grado di adattare la sua tecnica alle nuove esigenze del colore.