Seconda puntata sulla durata e sulla sicurezza delle corde da montagna. Si tratta di un post importante, da tenere in considerazione. Il nostro consiglio è quello di salvarlo in un file, assieme agli altri sullo stesso argomento, che saranno oggetti delle puntate successive. Nella prossimo appuntamento: l’usura delle corde durante le calate a corda doppia.
di Salvo Gianì (2) – L’usura. È la vera nemica della corda. I suoi effetti, particolarmente intensi nelle discese a corda doppia e nell’arrampicata in moulinette, sono aggravati dalla sporcizia (polvere abrasiva che penetra nella corda, cristalli dovuti al sale portato dall’acqua che poi evapora, altre cause al momento ignote). Il fenomeno viene esaltato dallo sfregamento della corda su freni e discensori

che, caricandola di elettricità statica, attrae maggiormente le particelle verso la corda. I danni per usura avvengono prevalentemente sulla superficie della corda, vale a dire sulla camicia.
Le corde sono costituite da due parti ben distinte: un agglomerato interno,
chiamato anima, ed un involucro esterno, la camicia). L’anima è costituita da un insieme di trefoli (ossia un fascio più o meno grosso di fili ritorti che formano stoppini torsionati e/o intrecciati tra loro) il cui numero varia a seconda del produttore. Roca, ad esempio, impiega tre soli grossi trefoli a stoppini intrecciati, mentre Beal, Edelrid e Mammut, tanto per citarne alcuni, impiegano trefoli a stoppini torsionati,più sottili e in numero variabile da 8 a 15, a seconda del diametro nominale della corda. La camicia presenta invece una costruzione tubolare ottenuta per intreccio (tipo trama-ordito) di un insieme di stoppini blandamente torsionati il cui numero varia da 32 a 48; a seconda del grado di compattezza e/o di rigidità che si vuol conferire al manufatto, la lavorazione può essere eseguita a maglie più o meno strette. È da notare inoltre che i fili che costituiscono l’anima, pur presentando all’incirca lo stesso spessore, si differenziano da quelli della camicia sia per l’aspetto sia per le caratteristiche meccaniche; in genere, i fili interni appaiono di colore bianco (sono greggi, ossia non tinti) e leggermente più elastici di quelli esterni, i quali a loro volta sono colorati.
Il ruolo della camicia nella resistenza di una corda. La maggior parte di quanti utilizzano le moderne corde da arrampicata è convinta che solo l’anima della corda sarebbe deputata ad assorbire l’energia generata in una caduta, mentre la camicia svolgerebbe principalmente un ruolo di protezione e di contenimento. Uno studio svolto dalla CMT ha invece dimostrato come la camicia svolga, nella resistenza complessiva di una corda, un ruolo assai importante. Entrambi i componenti (camicia e anima) contribuiscono infatti

all’assorbimento di energia, pur deformandosi con modalità diverse a causa delle loro differenti caratteristiche costruttive. In sostanza la camicia, che costituisce il 30% del peso della corda, è in grado di contribuire per circa il 30% al carico di rottura. I test effettuati al Dodero (l’apparecchiatura utilizzata per valutare certe prestazioni della corda e convenzionalmente determinarne, in base al numero delle cadute sostenute in condizioni controllate di temperatura (20°C) e di umidità relativa (65%), la resistenza dinamica) hanno evidenziato come, a fronte di una riduzione – peraltro modesta – della
forza di arresto, la resistenza dinamica precipita dalle 8-9 cadute sopportate dalla corda integra a una sola caduta sopportata dalla corda con camicia tagliata. Indebolire la camicia significa quindi compromettere seriamente le prestazioni dinamiche della corda. È evidente come le abrasioni superficiali della camicia, facilmente rilevabili anche a occhio nudo, non siano altro che rotture di parte dei filamenti. Questa dà origine ad una riduzione della resistenza della corda; il decadimento di prestazioni può essere correlato, con una certa approssimazione, al numero totale di filamenti rotti. (2 – Segue)