Primo maggio, festa del lavoro. E il lavoro è anche il lavoro in montagna. Per la severità dell’ambiente, per la storia che è stata anche una storia di sacrifici e di spopolamento, e anche purtroppo per la disattenzione di chi gestisce la cosa pubblica – e sembra aver dimenticato che il settanta per cento del territorio nazionale è fatto di montagne e colline – non è quasi mai un lavoro facile.
La vita dei montanari è in genere più faticosa e meno tutelata di quella nelle città e nelle pianure. Ma restando caparbiamente attaccati alla terra e ai suoi ritmi stagionali dimostrano a se stessi e agli altri che ne vale la pena. Lo dimostrano i vecchi, che difendono tenacemente usi e costumi di un tempo. E lo dimostrano anche i tanti giovani che hanno scelto di tornare nei paesi abbandonati dai nonni nel periodo del boom economico, e quelli che cercano nelle terre alte una alternativa a un modo di vivere sempre più frenetico e privo di prospettive.
Per tutti loro, e per quelli che vorrebbero seguire la loro strada, l’Accademia della Montagna è un punto di riferimento. Costituita come fondazione, ha la duplice missione di promuovere la conoscenza del territorio montano, valorizzandone le attività, e di difendere la valenza storica, culturale, socio-economica e sportiva delle terre alte. Nata in Trentino, l’Accademia della Montagna dedica particolare attenzione a quanto accade nella regione, ma la sua organizzazione in sottosezioni – ce ne sono quattro, la formazione alla montagna, la montagna accessibile, la città in montagna e sapere di montagna – è utile a tutti, in qualsiasi regione alpina o appenninica. E nel suo sito si trovano informazioni, consigli, documenti e link essenziali per chiunque voglia tentare l’avventura.