La bufera del TTIP

Sui prodotti tipici del mondo della montagna, già fortemente penalizzato  di suo dalla mancanza di servizi  e dalla indifferenza della politica, sta per abbattersi la bufera del TTIP.

Spieghiamo. Il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership, è un accordo di libero scambio per il commercio e gli investimenti tra gli Stati Uniti e l’Europa. Se ne sta discutendo ad altissimo livello tecnico da più tre anni, senza troppo clamore, e, per ora, senza decisioni definitive.  Ma le questioni in ballo  – dicono i critici dell’accordo – hanno ben poco di tecnico e influenzeranno in modo profondo il nostro futuro. Per questo occorre che il dibattito esca dalla felpata riservatezza degli uffici studi e arrivi all’attenzione dell’opinione pubblica.

L’obiettivo dichiarato del TTIP è l’integrazione  dei due mercati, riducendo i dazi tariffari, uniformando i regolamenti, favorendo la circolazione dei capitali. I suoi  sostenitori pensano che  eliminando le barriere in un’area così vasta, cuore pulsante dei mercati mondiali, si ridurranno gli sprechi, si creeranno nuove ricchezze e alla lunga aumenteranno anche i posti di lavoro.

I contrari pensano che la  liberalizzazione creerà forti tensioni di natura economica e sociale perché i prezzi bassi della grande produzione spazzerebbero via i prodotti di nicchia nonostante la loro migliore qualità.  E temono una riduzione delle garanzie per i consumatori. A perderci sarebbero soprattutto quelli europei tradizionalmente meglio tutelati dalle normative in vigore al di qua dell’Atlantico.

Ma da Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, arriva una critica ancora più radicale al TTIP. Una volta firmato – ammonisce – un  giudice non potrebbe perseguire una multinazionale che non rispettasse le norme ambientali di un paese, se queste risultassero in contrasto con quelle stabilite a livello generale dal trattato.

Il TTIP  – conclude Stiglitz – non è l’unico accordo di questo genere in corso di discussione o già approvato nel mondo. Non è  altro che il tentativo della economia globalizzata di affermare la propria superiorità sui singoli stati nazionali e i loro parlamenti. Una cessione di sovranità mascherata, e pericolosa.

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