Investire in borgata

Sempre più spesso giornali e televisioni danno notizia di intere borgate montane messe in vendita dai proprietari a prezzi stracciati. Molti se ne rattristano, perché la considerano una ennesima indicazione dello stato di abbandono in cui versano le terre alte. Ma c’e’ anche qualcuno che cerca di cogliere il lato positivo della situazione. Quelle borgate sorgono di solito in luoghi di grande bellezza. Sono penalizzate dalla mancanza di strade e servizi, ma sono potenzialmente capaci di attrarre nuove forme di turismo e anche persone, per lo più giovani, che cercano uno stile di vita diverso, con ritmi meno frenetici e più a contatto con la natura.

Di questo approccio positivo si è fatto interprete l’Uncem piemontese, che ha inviato una lettera a tutti i presidenti degli ordini e dei collegi professionali della regione, per invitarli a una azione comune in favore di questi borghi. In concreto Lido Riba, presidente dell’Uncem, pensa che lo strumento più efficace sia il rifinanziamento del piano regionale di sviluppo rurale, che nel precedente quinquennio, utilizzando fondi europei per 40 milioni di euro,  ha favorito il recupero di 35 borgate , dando lavoro a decine di imprese edili e di professionisti.  Ma il nuovo piano stenta a decollare, e secondo Riba c’e’ il rischio che le risorse disponibili vengano indirizzate altrove. Di qui l’invito a tutti i presidenti perché facciano sentire la loro voce nel dibattito in corso. C’e’ ancora tempo, perché il piano regionale di sviluppo deve recepire oltre 800 osservazioni avanzate in sede comunitaria, ed è in corso di revisione. “Una  rivitalizzazione del patrimonio edilizio  adeguatamente finanziata – scrive Riba – avrebbe enormi ricadute: per un euro investito da parte dell’ente e dei privati, sono almeno cinque quelli ottenuti dalle ricadute. Senza contare poi la nascita di nuove imprese in loco, la crescita di flussi turistici: già oggi sono in continuo aumento gli arrivi e le presenze in alcuni dei borghi recuperati, come le frazioni di Pietraporzio, Ostana, Soprana, Castelmagno, Monastero di Lanzo, Druogno“.

A riprova di quanto sostiene  Riba cita  l’interesse di numerosi investitori privati e pubblici, e della grande stampa. “A Gilli e nei borghi di Ostana – dice – l’ Uncem ha accompagnato negli ultimi giorni diversi giornalisti di altri Paesi europei. Dopo gli articoli del Telegraph, del New York Times, del Frankfurter Allgemeine Zeitung, hanno visitato i borghi recuperati e ancora da rivitalizzare i corrispondenti italiani a Roma della radio di Stato tedesca Ard, del principale quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung e l’inviato della tv francese France 3 Alpes. Segnali di attenzione per la montagna piemontese e per quei luoghi carichi di grande fascino, dove la rinascita è già possibile”.

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