di Patrizia Broggi* – Che posto lo Tso Kar… La riva del lago sembrava vicina, quando dalle tende mi sono mossa verso la linea bianca che divideva terra e acqua… Ho impiegato quasi due ore, per arrivare fin lì. A mano a mano che lo specchio d’acqua si avvicinava, i piedi sprofondavano nel terreno. Facevo fatica. Ma quella nuvola di polvere che ha attirato la mia attenzione è stata una cosa per la quale avrei camminato per giorni…
Ero sola, mentre la luce del giorno stava lentamente scemando. D’improvviso, una nube di polvere. Al momento era ancora lontana, e non lasciava trapelare nessun suono. Un minuto, due minuti: la nuvola si avvicinava, accompagnata da un rumore via via sempre più forte ma non ancora definito. Quando la polvere si è diradata, sono comparsi i kyang, gli asini selvatici dell’altopiano himalayano. Immobili, mi guardavano. Sono rimasta immobile anch’io, ad osservarli. Mi sono sembrati esseri viventi diversi, curiosi, un po’ sorpresi nel condividere un attimo di pace profonda…
Lo Tso Kar si trova nella Valle di Rupshu, a una quota di 4530 metri, sul vasto altopiano del Changthang, in Ladakh, regione indiana del Jammu e Kashmir. Il suo nome significa Lago Bianco, colore dato dai residui di sale e altri minerali che circondano le sue rive, in netto contrasto col colore verde, turchese e blu profondo delle sue acque. Lo Tso Kar non è lontano dallo Tso Moriri, il lago più grande della regione. Tutto questo territorio, dall’aspetto aspro e lunare, offre maestosi panorami, con cime alte fino a 7000 metri che si specchiano negli innumerevoli bacini d’acqua che lo punteggiano. La zona è raggiungibile con una deviazione della strada che collega Leh a Manali, ed è abitata da nomadi Khampa che ancora oggi, durante l’estate, si recano sulle rive dei laghi per procurarsi il sale e pascolare gli animali.
* Patrizia Broggi vive in provincia di Como. Lavora come assistente tecnico in un laboratorio di fisica a Varese. Alpinista, fotografa (è suo lo scatto di questo post) e trekker, viaggia sia per conto proprio sia come accompagnatrice di gruppi. Si è recata molte volte in Nepal, Tibet, India, Bhutan e Pakistan. È vicepresidente di Eco Himal, un’associazione con sede italiana a Varese che si occupa della realizzazione di piccoli progetti in Nepal e nelle aree remote del Tibet abitate prevalentemente da nomadi e seminomadi.