Il ritorno dell’orso

Non solo lupi sulle nostre montagne. Sono tornati anche gli orsi, e tra pastori e escursionisti crescono le preoccupazioni per la loro presenza. Infondate, secondo un documento di Mountain Wilderness Italia firmato da Giancarlo Gazzola e Toio De Savorgnani, perché se è vero che si devono agli orsi alcune recenti uccisioni di animali domestici, è anche vero che l’orso teme l’uomo e lo evita accuratamente.  “L’orso – spiegano gli autori del documento – ha un olfatto sviluppatissimo e quindi appena sente odore di umano se ne allontana il più velocemente possibile. Nella maggior parte delle occasioni non ci si accorge dell’orso perché si è allontanato prima del contatto visivo con esseri umani. Unica eccezione è quando si tratta di una femmina con i suoi cuccioli, incapaci di scappare in velocità anche se hanno più di un anno di vita, quindi l’orsa rimane per difenderli. Ma non attacca subito, prima prova a capire se la situazione di pericolo per i cuccioli esiste veramente oppure no. Quindi quando si avvista un orso a distanza abbastanza ravvicinata significa che è un’orsa coi piccoli vicini e la regola è quella di evitare urla di paura, scatti improvvisi, movimenti incontrollati o fughe precipitose, tutti atteggiamenti dettati dalla paura ma che l’orsa interpreta come segnali di attacco e quindi attacca a sua volta, convinta di dover difendere l’incolumità della prole. Bisogna invece non perdere la calma ed allontanarsi senza correre, evitando di andare proprio nella direzione dei piccoli orsi”.
Sempre secondo il documento “la situazione un po’ diversa per gli allevatori che sempre più spesso vengono danneggiati dalle predazioni da parte dei grandi carnivori. Orsi e lupi erano spariti dalle nostre montagne ormai da due secoli e gli allevatori non sono più abituati a dover fare i conti con questi predatori, così i greggi di pecore vengono portati in quota e lasciati senza controllo di pastori e cani e le mucche lasciate libere anche di notte; ora va preso atto che la situazione è cambiata e torna ad essere simile a quella di qualche secolo fa. Gli animali da allevamento vanno custoditi e gestiti, non più lasciati allo stato brado, ci deve essere la presenza del pastore e di cani appositamente addestrati“.
Luigi Boitani, uno dei massimi esperti europei di grandi carnivori, e soprattutto del lupo, afferma che bisogna diffondere una cultura della tolleranza e della coesistenza con questi animali, scomodi per noi che ci siamo abituati ad un ambiente naturale addomesticato, ma essenziali per il mantenimento degli equilibri ecologici. “Dunque – conclude il documento di Mountain Wilderness – convivenza e tolleranza, ma anche rispetto, sia per gli animali che per il lavoro umano, cioè per gli allevatori.  Una via lunga e difficile, ma inevitabile. Non resta che prenderne atto ed operare per renderle possibile”.

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