
È durato pochi giorni il segreto di Simone Moro. Aveva giurato che non avrebbe detto niente finché non gli fosse arrivato il permesso. Anche se ha sorriso, quando ha capito che avevamo intuito il suo vero progetto. D’altra parte non si tratta di una cosa nuova, e lo stesso Moro ce ne aveva parlato già anni fa. In ogni caso, si tratta della traversata senza ossigeno Everest – Lhotse, da lui già tentata in passato.
Archiviato il capitolo “100% Brumotti”, Simone è già passato alla fase di acclimatamento. Oggi è a Namche Bazar (3443 m), nella Valle del Khumbu, e prossimamente conta di passare una notte in tenda sulla vetta dell’Island Peak (6189). Insomma, ha intenzione di entrare in fretta “in condizioni” – cosa che non dovrebbe essergli troppo difficile, dopo l’inverno trascorso al Nanga Parbat – e dare il via al suo progetto in tempi brevi. Con lui, lungo la via normale sino alla fino alla vetta dell’Everest, ci saranno anche i sud tirolesi Hans Peter e Helmut Karbon, alpinisti di buona esperienza (uno è un campione di scialpinismo, l’altro è stato diverse volte in Himalaya) e cameramen professionisti. Dagli 8848 m della cima più alta del mondo, Simone continuerà poi da solo, in autonomia e senza ossigeno, prima in traversata e poi in salita verso la vetta del Lhotse, tentando di realizzare un’impresa di cui, nel mondo degli himalaysti, si favoleggia da almeno trent’anni. I fratelli Carbon, che lo attenderanno più in basso, documenteranno la discesa di Moro fino al campo base. Che dire? In bocca al lupo a Simone. Ma a questo punto ci coglie il sospetto che la vicenda Brumotti sia stata anche un modo per “épater le bourgeois” e distogliere l’attenzione dei media dal vero progetto alpinistico. Che richiede volontà, concentrazione e pochi schiamazzi. Chissà…