Maestro elementare, scrittore, documentarista. E’ molte cose insieme Franco Arminio, classe 1960, ma lui preferisce definirsi un “paesologo”, nel senso di “uno che quasi tutti i giorni va in giro per i paesi per capire che aria tira, a che punto è la loro salute e la loro malattia, perché parte dall’idea che ogni paese sia diverso dall’altro”.
I suoi paesi sono quelli del Sud, perché Arminio è nato e vive a Bisaccia, nell’alta Irpinia, e da quella comunità è partito per le sue riflessioni, che non sono – dice – né politica, né filosofia, né scienze umane, ma visioni tradotte in scrittura, semplici riflessi di un sentimento del mondo. Non chiede di condividerle, ed è anzi consapevole che pochi lo faranno. Ma questo non gli impedisce di impegnarsi in importanti battaglie per la difesa dell’ambiente e dei diritti di chi vive ai margini della modernità.
I libri di Arminio – l’ultimo, “Geografia commossa dell’Italia interna” è stato appena pubblicato da Bruno Mondadori – non sono di facile lettura, perché raccontano di “comunità provvisorie” che non hanno un modello di società da raggiungere, né un ideale di uomo da compiere. Partendo dalla constatazione che il ruolo dell’umano nel mondo vada ridimensionato, “perché siamo una specie un po’ goffa che ha riempito il pianeta con i suoi figli e con le sue merci, e ora sentiamo il petto oppresso da tanto peso”, Arminio è tuttavia efficacissimo nel raccontare con lucida delicatezza pregi e difetti di un modo di vivere ai confini del tempo e dello spazio. E la lettura della sua prosa e delle sue poesie è un appuntamento obbligato per chiunque non sia spaventato dalle riflessioni poco convenzionali sul futuro della nostra società.