Vi avevamo parlato nelle scorse settimane della proposta di legge avanzata dalle comunità montane per una riforma della legge elettorale piemontese che tenesse conto delle particolari condizioni di molte zone montane, fortemente penalizzate dalla suddivisione dei collegi elettorali.
Con l’attuale sistema di voto regionale – sosteneva l’UNCEM – Torino, che ha 900 mila abitanti, elegge in consiglio 21 consiglieri, mentre la sua provincia, che di abitanti ne ha un milione e quattrocentomila, ne elegge 10. Cuneo, con 55 mila residenti, elegge 5 consiglieri. Novara, che di abitanti ne ha 105 mila, appena tre. E tra tutti i consiglieri piemontesi uno solo è diretta espressione di un territorio di montagna, chiara dimostrazione di quanta poca considerazione abbiano le terre alte nella politica di una regione per gran parte costituita da montagne e colline.
Per ovviare a questo deplorevole stato di cose i tecnici dell’UNCEM avevano elaborato una proposta che prevedeva un sistema proporzionale con il premio di maggioranza, senza listino. Ma la vera novità sarebbe stata la suddivisione del Piemonte in cinquanta circoscrizioni costruite tenendo conto sia del numero degli abitanti, sia dell’estensione del territorio. In pratica, ogni circoscrizione sarebbe stata costituita da circa 85 mila persone e 550 chilometri quadrati di territorio, Torino avrebbe avuto 23, di cui nove per il capoluogo. Alessandria 5, Asti 3, Biella 2, Cuneo 8, Novara 4, Verbania 2, Vercelli 3. Ogni collegio avrebbe eletto un consigliere, in rappresentanza di un bacino abbastanza grande da evitare particolarismi, e abbastanza piccolo da favorire la conoscenza dei problemi concreti del territorio.
La proposta dell’UNCEM non è ancora stata discussa, e forse mai lo sarà, vista la comatosa situazione della regione guidata da Roberto Cota. Ora però, è in ballo anche la riforma del sistema elettorale nazionale. E anche in questo caso le prospettive della montagna sono grigie.
Secondo il sindaco di Canosio Roberto Colombero, primo firmatario della proposta di legge elettorale avanzata in regione, il sistema proposto per la Camera dei Deputati prevede una suddivisione delle circoscrizioni regionali in collegi plurinominali molto ampi, con liste bloccate. E poiché la popolazione di ciascun collegio oscilla tra 288.000 e 576.000 abitanti circa, intere province piemontesi rischierebbero di non avere garanzie di rappresentanza parlamentare: Asti, ad esempio, con Biella, Vercelli e il Verbano Cusio Ossola. Cuneo perderebbe almeno due eletti.
Di qui la richiesta di non penalizzare i territori con bassa densità di popolazione, che avrebbero da perderci anche con le preferenze, concentrate dove ci sono molti elettori e rarefatte nelle zone montane e nei piccoli Comuni. Nel ridisegnare i collegi, inoltre non bisognerebbe prescindere dalle omogeneità territoriali, storiche e culturali.
L’appello dell’Uncem è partito, e ha avuto l’appoggio della Associazione Terre Alte. Chissà se la politica nazionale, impegnata in tutt’altre faccende, avrà il tempo e la voglia di prenderlo in considerazione.