Luca Mercalli è un profeta di sventure, un gufo che fa del catastrofismo e turba i sonni dei poveri spettatori di RAI3, orfani della buona scienza di Piero Angela. Parola di Aldo Grasso, insigne critico del Corriere della Sera, e, in tempi ormai lontani, disastroso direttore della radiofonia RAI.
Grasso comincia ad avere una certa età, ha le sue idiosincrasie, e Luca Mercalli è tra queste. Ha ovviamente il diritto di scrivere quello che vuole, ma per una elementare forma di rispetto nei confronti dei lettori dovrebbe quantomeno cercare di argomentare le sue stroncature. Invece niente. Nelle poche righe dedicate a Scala Mercalli, benemerita trasmissione che cerca faticosamente di far approdare in televisione temi e ricerche troppo spesso sacrificate alle ultime giravolte del Renzi-pensiero, ci sono soltanto insulti. E uno stile di scrittura francamente imbarazzante.
Prendiamo la puntata sui ghiacciai, andata in onda sabato 14 marzo. Non ha avuto ascolti eccezionali, ma neppure pessimi. Ballarò ereditato dall’incapace Giannini è più o meno sugli stessi livelli. Però tutto quello che gli spettatori hanno visto e ascoltato era documentato e scientificamente irreprensibile. A cominciare dal vocabolario del conduttore, che correttamente parlava di “fusione” e non di “scioglimento” del ghiaccio. Grafici e tabelle potevano forse annoiare uno spettatore come Grasso, poco interessato al tema e aprioristicamente convinto di vivere nel migliore dei mondi possibile. Ma le fotografie – almeno quelle – poteva guardarle.
Per noi che abbiamo accompagnato Luca Mercalli in alcune delle sue rilevazioni sul ghiacciaio Ciardoney, in alta Val Soana, vedere ridursi un anno dopo l’altro una così straordinaria riserva d’acqua è una vera sofferenza, anche perché sappiamo che c’è più o meno la stessa situazione su tutto l’arco alpino e in Appennino. E’ francamente fastidioso doversi sorbire anche i predicozzi sconclusionati del Corriere della Sera.