di Victor Serge. In montagna lo chiamiamo bulino, in mare gassa d’amante. Ma è lo stesso nodo, una delle tante cose che il mare e la montagna, apparentemente così diversi, hanno in comune.
La più importante, secondo me, è l’atteggiamento di chi ci va. Non penso a chi parcheggia la macchina il più vicino possibile alla piola di turno per abbuffarsi di polenta e improbabili camosci e agli appassionati dell’ombrellone in ottava fila con annessi trenta centimetri di sabbia. E neppure a chi si diverte con l’eliski o con un fuoribordo da trecento cavalli. Penso piuttosto a quelli che si si avvicinano con rispetto a questi due mondi di straordinaria bellezza, senza trasformare la voglia di conoscere ed esplorare in desidero di possesso. A quelli che li scelgono per misurare le proprie forze, e lo fanno senza barare, con una piena consapevolezza dei limiti imposti dall’ambiente e dalle circostanze.
Alpinisti e velisti, per esempio. Entrambi passano gran parte del loro tempo immersi nella natura, e ne riconoscono la grandezza, a volte spietata. Il loro gioco consiste nel cercare di imbrigliarla con la preparazione e la sapienza accumulata generazione dopo generazione. Si abbia a che fare con un ripido canale di ghiaccio o una delicata navigazione in acque ristrette, con la tormenta sulla cresta del Castore o il mistral del Golfo del Leone, le tecniche cambiano, ma la regola è la stessa: pensare a quello che si fa, non rischiare più del dovuto, saper rinunciare.
Gli uni parlano di corde, gli altri di cime, drizze, scotte. Da una parte ci sono chiodi e piccozze, dall’altra scafi e vele sofisticate. Ma lo sguardo della guida che scruta l’orizzonte o dello skipper che annusa il vento è lo stesso, ed è lo sguardo di una persona che sta bene con se stesso e con il mondo.
Ci sono molti esempi di alpinisti velisti che hanno ottenuto importanti riconoscimenti nelle due discipline, a partire da Bill Tilman, il primo uomo con Odell a salire i 7817 metri del Nanda Devi, scomparso a 79 anni durante una traversata a vela tra Rio de Janeiro e le Falkland. Ma diventano sempre più numerosi gli appassionati che passano con disinvoltura da una bolina a una corda doppia per il puro piacere di farlo. Ed è davvero significativo che molte scuole di vela, compreso l’austero e tradizionale Centro Velico Caprera, stiano attrezzandosi per offrire corsi misti di vela e arrampicata.