Sulla fusione dei ghiacciai alpini, in questi ultimi anni si è detto e scritto molto. Ma come se la passa l’Himalaya? Secondo i calcoli di Anil V. Kulkarni e Yogesh Karyakarte del Centro Divecha per i cambiamenti climatici presso l’Indian Institute of Science, negli ultimi anni la grande catena montuosa avrebbe registrato una perdita di 443 miliardi di tonnellate di ghiaccio. Una cifra assai consistente, se pensiamo che attualmente il patrimonio glaciale dell’intero Himalaya viene stimato in un totale di 4000 miliardi di acqua ghiacciata. Negli ultimi quattro decenni, quindi, la dorsale asiatica avrebbe perso il 13 per cento delle sue riserve glaciali.
La ricerca indiana, pubblicata su Current Science, ha potuto far conto su una grande quantità di dati raccolti attraverso ricerche sul campo, studi, immagini satellitari e mappe, e ha riguardato una superficie di 11.000 chilometri quadrati. Il tasso del ritiro glaciale, stando ai risultati dello studio, varierebbe da ghiacciaio a ghiacciaio, da pochi metri a 61 m l’anno (ma oltre alla superficie bisogna pensare anche alla riduzione di spessore dei flussi gelati). L’unica regione in cui la massa glaciale si mostra pressoché stabile è il Karakorum. Negli altri settori della catena la fusione in atto è piuttosto consistente, ha accelerato negli ultimi decenni ed è maggiore nell’Himalaya occidentale che in Sikkim.
Occorre tuttavia aggiungere che la ricerca si è concentrata su settori specifici della catena, e non sull’intero Himalaya. In ogni caso, il quadro generale della situazione e le conclusione parrebbero essere più che significative.
Iniziata nel 2010, la ricerca Clima Himalaya e il suo portale Web sono oggi diventati un punto di riferimento per i governi, gli istituti di ricerca e per tutti quelli che mostrano interesse per l’Himalaya e la sorte dei paesi che si estendono ai suoi piedi (il Nepal, il Bhutan, l’India, il Pakistan).
Fonte: chimalaya.org