C’è tensione, nella comunità sherpa del Nepal, dopo la tragedia capitata sull’Everest. Al momento, il bilancio dei deceduti sulla montagna parla di 14 morti e 4 dispersi. Ieri a Kathmandu si sono svolte le cerimonie funebri per le vittime della montagna. Nella capitale nepalese centinaia di persone hanno assistito alla cremazione dei ragazzi uccisi dalla valanga. Ma, assieme al dolore dei familiari, tra la popolazione sherpa sta crescendo la rabbia. Ang Tshering, della Nepal Mountaineering Association, ha detto che le guide sherpa stanno prendendo in considerazione la possibilità di boicottare l’attrezzatura della via, se non otterranno risposte alle loro richieste. Gli sherpa chiedono che il premio assicurativo minimo per ciascuno dei morti sull’Everest sia portato a 2 milioni di rupie (20.800 dollari), e che una parte delle royalties incassate dal governo per la concessione dei permessi di scalata confluisca in fondo di mutuo soccorso. Nel pacchetto delle Sherpa Demands c’è anche la costruzione di un monumento nella capitale, in memoria dei compagni morti sotto la valanga .
Ieri, il vice primo ministro Prakash Man Singh ha detto che il governo sta lavorando per aiutare gli sherpa. Ma uno dei portavoce della controparte ha spiegato che al momento le risposte della autorità non si sarebbero dimostrate all’altezza della situazione. Al campo base del gigante himalayano, intanto, si vive un momento di attesa. Alpinisti, sherpa e portatori aspettano di capire se sia possibile un accordo tra il governo nepalese e quanti lavorano sulle pendici della montagna. Gli sherpa hanno fissato l’ultimatum per le richieste il 28 aprile. Nel frattempo alcuni organizzatori hanno annunciato il ritorno a casa delle loro spedizioni. Da parte sua, inoltre, Discovery Channel ha annullato la diretta televisiva del lancio Joby Ogwy, il base jumper americano che avrebbe dovuto lanciarsi della vetta dell’Everest con la tuta alare. In questi giorni sono infine stati istituiti diversi fondi e sottoscrizioni a favore delle famiglie degli sherpa morti nella valanga sono stati istituiti: tra ai promotori delle iniziative figurano l’American Alpine Club, l’Himalayan Trust neozelandese, il Juniper Fund, lo Sherpa Education Fund e il Khumbu Climbing Center.