Mai giochi olimpici invernali sono partiti in un clima tanto incerto. E non soltanto per la neve che ancora non è arrivata a Sochi, sul Mar Nero, dove il 7 febbraio è in programma la faraonica cerimonia di inaugurazione voluta da Putin per celebrare i fasti della nuova Russia. Per dimostrare che dietro questi fasti c’è una realtà ben diversa il terrorismo caucasico ha già colpito, e promette di farlo ancora: in un video di 49 minuti ha rivendicato gli attentati suicidi di Volgograd, che hanno provocato 34 morti, e ha annunciato nuove azioni per vendicare le violenze dell’esercito russo in Cecenia. L’obiettivo sarebbero i civili e i turisti che andranno a Sochi per le seguire le gare.
Un nuovo attentato a giochi in corso sarebbe un durissimo colpo per i sogni di gloria di Putin, che ha reagito mettendo in stato di massima allerta le forze dell’ordine e l’esercito e intensificando la repressione tra gli indipendentisti islamici del Caucaso. Ma i precedenti dimostrano che è molto difficile per chiunque fermare un piccolo gruppo di persone disposte a sacrificare la vita pur di raggiungere l’obiettivo.
Questi giochi olimpici, peraltro, non saranno tranquilli anche per altri motivi. Le preoccupazioni delle associazioni ambientaliste internazionali per la discutibile scelta di portare in una città di mare gli sport invernali, infatti, non si sono placate. Se è vero che normalmente in febbraio sulle montagne che sorgono alle spalle di Sochi la neve c’è, gli organizzatori hanno deciso di non correre rischi, e la scorsa primavera ne hanno immagazzinato 450 mila metri cubi in grandi serbatoi vicini alle piste. Costo dell’operazione oltre 8 milioni di dollari, senza contare i danni provocati dalla logistica dell’operazione. Inoltre sono stati installati avveniristici impianti per la neve artificiale, anche questi finiti nel mirino delle associazioni per gli enormi consumi d’acqua e le operazioni di disboscamento. A nulla sono valse le assicurazioni del governo sul fatto che alla fine il bilancio ambientale dei giochi sarà positivo grazie alle compensazioni, alla creazione di aree tutelate e alle scelte energetiche fatte nella costruzione degli impianti.
Infine, vanno ricordate le polemiche legate alle politiche omofobe della Russia di Putin. La repressione nei confronti di gay e lesbiche non è piaciuta a un Occidente che negli ultimi anni ha fatto molti passi avanti sulla strada dei diritti civili, e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, pur senza arrivare al boicottaggio dei giochi, ha deciso di sottolineare il disappunto facendo guidare la propria delegazione da una icona gay come la ex tennista Billie Jean King. E in Italia? Come al solito abbiamo fatto finta di niente. Anzi no. Uno ha parlato, l’ex presidente del CONI e membro del CIO Mario Pescante, che ha criticato Obama con le seguenti testuali parole: “è assurdo che un Paese così invii in Russia quattro lesbiche solo per dimostrare che lì i diritti dei gay sono calpestati”. Poi si è scusato, ma la frittata era fatta. A volte, dottor Pescante, il silenzio è d’oro.