La superficie dei pascoli montani gestiti, nelle Regioni dell’arco alpino della Comunità di lavoro Arge Alp, sta diminuendo. Nel complesso è rimasto invece sostanzialmente invariato, nell’ultimo secolo, il numero delle malghe, che si aggira intorno alle 9500: 2151 in Tirolo, 1783 nel Land del Salisburgo, 1739 in Alto Adige, 776 in Trentino e 390 nel Canton San Gallo.
Ricordiamo che l’Arge Alp, fondata nel 1972, comprende 11 regioni di quattro diversi Stati: Germania: Baviera e Baden-Württemberg; Svizzera: Grigioni, San Gallo e Ticino;
Austria: Vorarlberg, Tirolo e Salisburgo;
Italia: Lombardia, province autonome di Trento e di Bolzano.
I dati di apertura si riferiscono a un primo bilancio provvisorio dell’Atlante delle malghe, il progetto Arge Alp che sarà pubblicato il prossimo anno. L’opera illustrerà l’evoluzione degli alpeggi nelle seguenti regioni alpine: Allgäu, Grigioni, Alta Baviera, Salisburgo, San Gallo, Alto Adige, Tirolo, Trentino e Vorarlberg.
Oggi gli alpeggi vengono “caricati” soprattutto con bovini giovani e “in asciutta”; la monticazione delle bovine da latte ha mantenuto una certa importanza solo nel Vorarlberg, in Trentino e nei due cantoni svizzeri.
Ma si diceva delle malghe. Pur essendo quasi invariato il saldo finale dei conteggio rispetto al passato, occorre notare che in alcune regioni esse sono diminuite, mentre in altre sono aumentate (anche perché sono state frazionate strutture a gestione consortile).
Per spiegare invece la riduzione della superficie dei pascoli, sono stati individuati tre motivi principali. 1 – ad eccezione della Svizzera, il latte d’alpeggio non viene remunerato più di quello prodotto a valle. 2 – L’alpicoltura non risulta sufficientemente redditizia, e i terreni che richiedono un’alta intensità di lavoro vengono abbandonati a favore di un’attività economica alternativa. 3 – I contributi vengono erogati principalmente in base al numero di capi monticati, per cui non esiste alcun incentivo a mantenere in vita i pascoli montani marginali.
Una situazione del genere – è stato fatto rilevare – non è priva di conseguenze: il bosco riconquista velocemente le zone di pascolo, gli antichi paesaggi culturali costruiti dall’uomo spariscono, e si riduce la biodiversità. Anche se, per contro, occorre sottolineare che l’aumento delle aree boscate migliora la protezione dei terreni rispetto all’erosione e alle inondazioni, oltre a garantire un maggior stoccaggio di CO2.
Per approfondimenti: www.cipra.org/alpmedia www.provincia.bz.it/usp/285.asp?aktuelles=&aktuelles_action=4&aktuelles_article_id=397437