Lui è un missionario ugandese, lei una giovane antropologa italiana alle prime esperienze di ricerca sul campo. Ciriako e Sara si sono conosciuti alle pendici di una delle montagne più alte dell’Africa, il Rwenzori, massiccio di oltre 5000 metri d’altezza, con nevi e ghiacci perenni all’equatore. Dal loro incontro è nato Amanipi Project, un piccolo progetto di cooperazione tra Uganda e Italia che intende sostenere l’attività femminile e il diritto all’istruzione.
Della prima iniziativa ha parlato Sydi, la presidente del gruppo di artigianato femminile, nel video di presentazione che avete appena visto. La seconda mira a promuovere il diritto allo studio dei bambini orfani di Amanipi, sostenendo la spesa delle rette scolastiche e offrendo loro la possibilità di sviluppare competenze professionali per diventare autosufficienti nel futuro prossimo.
Trovate più informazioni nelle pagine del sito www.amanipiproject.altervista.org
Il progetto opera nel nord Uganda in una regione chiamata West Nile, confinante con il Sudan e la Repubblica democratica del Congo. È la terra di origine di Ciriako ed è politicamente instabile dal 1979, segnata in particolar modo dalla presenza del movimento ribelle della Lord Resistance Army (LRA), che dal 1986 ha provocato solo in Uganda almeno 100.000 morti, tra i 20 e i 30 mila bambini-soldato addestrati a combattere e uccidere, circa un milione e mezzo di sfollati, che solo da pochi anni hanno potuto tornare sulle loro terre di origine.
L’attività del gruppo segue il principio della cooperazione. Questa secondo Ciriako «è la via per superare invidia e competizione, e trasformare le debolezze e le differenze tra i singoli individui in risorse per la collettività». Poiché ne va della loro vita e del loro futuro, sono convinti che le poche risorse disponibili vadano gestite insieme e per tutti.