Che cosa mangiavano nelle nostre valli i montanari che ci hanno preceduto? Cosa coltivavano e come trasformavano i loro prodotti? Soprattutto, come si regolavano quando a prevalere era la fame? E che cosa è veramente tipico e cosa è stato invece importato anche da molto lontano? Per cercare di rispondere a queste e a molte altre domande è appena stato pubblicato per il Risveglio Editore il libro “Le radici del sapore – L’identità alimentare delle Valli di Lanzo”, scritto da Gianni Castagneri, già sindaco di Balme e autore di articoli e volumi di storia e cultura locale.
L’autore, nell’affrontare l’affascinante tematica dell’alimentazione del passato, evidenzia come l’odierna civiltà, eretta sull’opulenza e sullo sperpero, dedichi al cibo e alla sua preparazione un’attenzione ossessiva e molte volte posticcia.
Eppure per lungo tempo le popolazioni, non solo quelle rurali, attanagliate dall’incombente pressione demografica, lottarono ogni giorno per procurarsi il nutrimento necessario per continuare a vivere, in una spasmodica lotta contro le difficoltà ambientali, climatiche e storiche che di volta in volta si ritrovavano sul problematico cammino dell’esistenza. Con le poche risorse a disposizione, nei luoghi più impervi delle montagne si affinarono pratiche argute, si sperimentarono le soluzioni più disparate e, con una certa timidezza, ci si aprì alle provvidenziali influenze esterne che completarono, in qualche caso stravolgendole, le abitudini alimentari dei nostri avi.
La riscoperta dei sapori tradizionali, di una cultura della nutrizione e dei saperi che ne costituiscono l’essenza, permette di comprendere quello che siamo stati e di ricomporre un frammento della consapevolezza necessaria a intraprendere l’insidioso percorso del nostro futuro.