Gli ambientalisti non ci stanno. Non vogliono che il Terminillo sia sacrificato al turismo invernale di massa né che si investa in progetti che, in altre zone montane dello Stivale, si sono rivelati inutili e costosi. Qualche giorno fa, su iniziativa del Comune di Rieti, è tenuto il primo incontro sul futuro del Terminillo tra il Consorzio Smile (Comuni di Leonessa, Micigliano Cantalice e Società TSM spa), il Cai e numerose altre associazioni ambientaliste e di montagna sul futuro del Terminillo. Tema della riunione: la valutazione del progetto di sviluppo comprensoriale “Terminillo Stazione Montana – Turismo sostenibile”.
«Ci siamo trovati di fronte a un progetto ancora in fase di definizione, senza le informazioni tecniche necessarie per una oggettiva valutazione. Il confronto ha messo in luce, prima ancora delle diverse visioni sulle reali possibilità di sviluppo della montagna, un iter amministrativo che non ci è apparso del tutto chiaro. Nonostante ciò, il Consorzio e le Amministrazioni locali premono invece perché in Regione vengano snellite le procedure di approvazione del progetto» hanno dichiarato in un comunicato stampa la sezione di Rieti del Cai, Altura Lazio, European consumers, Federtrek, Forum Salviamo il Paesaggio Rieti e Provincia, Italia Nostra Rieti, LIpu Lazio, Mountain Wilderness Lazio, Post Tribù, Wwf Lazio e Rieti Virtuosa in margine all’incontro ddi sabato 25 gennaio. «L’ultimo progetto preliminare» hanno inoltre spiegato le associazioni ambientaliste, «si fonda come in precedenza sull’illusione e sulla dipendenza della neve, cioè che solo attraverso il vecchio modello anni ’60 dello sci di pista si può fare turismo in montagna e sviluppo economico. La monocultura dello sci sulle Alpi, e sugli Appennini a maggior ragione, vive una crisi grave, e i dati Cipra (Commissione internazionale per la Protezione delle Alpi) lo comprovano». «La nostra linea è un’altra» sostengono, «e abbiamo più volte ribadito dove devono andare questi massicci investimenti per il futuro della montagna del XXI secolo: agricoltura montana, turismo a passo lento, destagionalizzazione e soprattutto esaltazione delle specificità dei nostri territori che hanno vocazioni ben diverse da quelle del solo sci da discesa».
«In merito al confronto di sabato» hanno detto gli ambientalisti, «tanti sono stati gli interrogativi ancora aperti e che non hanno trovato risposta. I progettisti per esempio non hanno parlato di Parco del Terminillo, non sono riusciti a quantificare il rapporto costi-benefici dell’intero progetto, né con quali dati oggettivi viene stimato il ritorno in termini economici per il territorio. Sono emerse criticità sui dati nivometrici e meteo, sull’ampliamento degli impianti e sul riposizionamento di impianti esistenti (compresi elettrodotti)».
Ma qual è, in concreto, la posizione degli oppositori al progetto sugli impianti sciistici già esistenti sul Terminillo? «Siamo per la sistemazione e ammodernamento degli impianti esistenti» dicono, «ma non è sostenibile l’investimento economico per un ulteriore ampliamento del bacino sciistico. Il settore dello sci da discesa stagna in alcuni comprensori alpini, e in altri è in crisi perché si è ridotta la domanda di pratica di sci da discesa legata all’invecchiamento e alla diminuzione del popolo degli sciatori, tanto che in molti comprensori è tangibile lo sforzo di sviluppare metodi alternativi di fruizione dei territori innevati attraverso sentieri di neve battuta e potenziando i percorsi per il fondo e per le ciaspole. I cambiamenti climatici (aumento delle temperature medie di anno in anno) influenzano le scelte future di investimento economico e comprometteranno la funzionalità degli impianti stessi, anche a innevamento programmato (vedi la Conferenza sul clima tenutasi a Roma nel 2007). Nei prossimi trent’anni avremo inverni più caldi e più piogge, il territorio italiano già fragile ne soffrirà e le comunità ne pagheranno le spese».
La conclusione delle opposizioni al progetto? «Siamo convinti che i dati da noi rappresentati durante l’incontro dimostrino che il Monte Terminillo non potrà competere con le poche stazioni sciistiche dell’Appennino ancora in attività. Il Terminillo deve la sua potenzialità di sviluppo alla sua diversità di ambienti naturali ben conservati. In tempi di crisi un progetto di sviluppo economico basato in modo prevalente su nuovi impianti sciistici non ci appare infatti sostenibile e troppo orientato perché il turismo montano non può dipendere da un solo fattore: la neve».