Allarme ferrate

È il momento di accendere i riflettori sui set per le vie ferrate. Da tempo si sa che una caduta in ferrata può dar luogo a sollecitazioni e carichi da sopportare, da parte dell’attrezatura, assai maggiori di quelli del “volo” di un capocordata su una via alpinistica. A inizio agosto, un incidente mortale capitato a un diciassettenne in Tirolo ha indotto una serie di accertamenti sui prodotti in vendita sul mercato. In alcuni dei modelli in commercio sono stati riscontrati difetti pericolosi per gli utilizzatori. Le verifiche hanno inoltre evidenziato di come tali difetti si presentassero anche in modelli di marche diverse rispetto a quello utilizzato nella tragica escursione in Tirolo.

Ma quali sono i set pericolosi? La Commissione Materiali e Tecniche del Club Alpino, a proposito dei sistemi di sicurezza impiegati sulle vie ferrate, spiega che «ll crescente numero di frequentatori di ferrate ha portato negli anni recenti a un notevole aumento dei tipi di “set da ferrata”. Un notevole progresso nel senso della comodità d’uso è costituito dai “set elastici”. Com’è noto i set sono a forma di “Y”, la cui “gamba” è collegata all’imbracatura dell’utente, mentre i due “bracci” terminano con un moschettone per il collegamento al cavo di sicurezza. Nei set elastici questi bracci sono a riposo corti; vengono allungati dall’utente quando effettua il collegamento. Sono stati escogitati sistemi ingegnosi per consentire questa “elasticità”; i bracci si possono suddividere tipicamente in due categorie:

A – quelli in cui l’interno è costituito da un cavo elastico, che a riposo mantiene accorciata la parte esterna, portante, costituita da una fettuccia tubolare, non estendibile, “raggrinzita” a fisarmonica fino al momento dell’uso;

B – quelli in cui fibre portanti e fibre elastiche sono in qualche modo commiste ottenendo una massa uniforme, elastica, che si estende fino al punto consentito dalle fibre portanti».

«Un set del tipo “B” ha ceduto durante una caduta, per rottura di ambo i bracci, con conseguenze fatali. La ditta costruttrice ha immediatamente richiamato tutti i set esistenti sul mercato, e contemporaneamente, l’indagine è stata compiuta su tutti i tipi di set elastici in commercio, da parte del DAV (Deutscher Alpenverein) e del TÜV (Technischer Überwachungsverein) di Monaco.

Gli esperimenti hanno suggerito che in alcuni set di tipo “B” , a causa del ripetuto processo di allungamento, lo sfregamento fra elementi elastici ed elementi portanti genera un’usura di questi ultimi e a un carico di rottura dell’insieme di poche centinaia di kg».

Attualmente, la norma europea relativa ai set da via ferrata (EN 958) prevede una forza di arresto del dissipatore, in seguito a sollecitazione dinamica, non superiore ai 6 kN (600 kg) e inoltre un carico di rottura di almeno 9 kN (900 kg) per l’intero set (sollecitato staticamente a trazione dopo la prova dinamica).

Per quanto riguarda la procedura dei test di uso intensivo adottata dal DAV e dal TÜV, quest’ultima consiste nel sottoporre i bracci elastici dei set (escludendo quindi il dissipatore) a 50.000 cicli di fatica, con l’applicazione ripetuta di un carico da 0 N a 50 N (5 kg) e di nuovo a 0 N. Il test viene effettuato sia su bracci nuovi e puliti sia su bracci contaminati, cioè sporcati con sabbia di quarzo per riprodurre il naturale indebolimento delle fibre delle fettucce in seguito al loro utilizzo prolungato, al contatto con le rocce ecc. Dopo tali test di uso intensivo, entrambi i campioni devono presentare un carico di rottura di almeno 6 kN (600 kg).

Il 6 settembre scorso si è tenuto a Berna un incontro tra la Commissione Sicurezza dell’UIAA e il CEN/TC 136/WG 5 (il Comitato tecnico europeo di Normazione, cioè l’organo ufficiale che stabilisce le norme EN e le procedure di test per gli attrezzi da alpinismo e da arrampicata che devono disporre del marchio di conformità CE) per discutere sull’argomento. Aggiorneremo il prima possibile i lettori circa i nuovi provvedimenti in materia di attrezzature per le ferrate.

 

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