di Carlo Crovella – A Torino, il mondo della Sucai rappresenta un pezzo importante del milieu di appassionati di montagna. Il nome Sucai Torino è notoriamente collegato all’omonima Scuola nazionale di Scialpinismo, ma in realtà la Scuola, pur rappresentando la punta di diamante dell’attività sucaina, non ne compone la sua totalità. Anzi: l’attività della sottosezione Sucai è molto articolata e abbraccia tutte le stagioni, sia con la neve che senza. Pensare alla Sucai confinandolo alla sola Scuola è addirittura limitativo per la Scuola stessa, perché il ruolo storicamente importante della Scuola Sucai nell’ambiente didattico del Cai si è abbondantemente alimentato con le interconnessioni fra attività della Scuola in senso stretto ed altre iniziative sucaine.

Non solo: l’importanza della Sucai, che “riempie” ininterrottamente 65-70 anni di storia torinese (cioè dal dopoguerra ad oggi), coinvolge anche le relazioni con la sezione del Cai Torino e quelle con altri contesti anche estranei al Cai, primo fra tutti lo Ski Club Torino, cioè la prestigiosa associazione fondata ad inizio del ’900 dai pionieri dello sci in Italia (a cominciare da Adolfo Kind).
Inoltre l’attività dei sucaini non si limita solo alla montagna con gli sci, ma spesso si arricchisce di significativi momenti alpinistici, a volte di natura ufficiale (come la spedizione in Afghanistan nel 1967), a volte in termini di attività privata, con performance di tutto rilievo.
Il contesto Sucai non è quindi un semplice scenario istituzionale in cui si affinano e si apprendono “fredde” nozioni tecniche. Ma si tratta di un magma in cui lo scambio di visioni sulla montagna elabora nuove idee. In particolare è una caratteristica sucaina la corrispondenza fra attività tecnica (sia alpinistica che con gli sci, in uscite sia ufficiali che private) ed evoluzione di pensiero: non è un caso che diversi autori o editori, che hanno lasciato il segno nell’insieme della pubblicistica di montagna, siano in qualche modo collegati al mondo Sucai.
Un importante personaggio torinese, il musicologio e accademico del Cai Massimo Mila, scrisse che l’«alpinismo – intendendo, evidentemente, l’andare in montagna – è una delle poche attività umane in cui si fondono pensiero e azione». La definizione di Mila è una perfetta radiografia del mondo Sucai, che da un lato ha saputo sempre tener fede al suo Dna di “pioniere della didattica scialpinistica”, ma dall’altro ha particolarmente curato l’attenzione per i risvolti sociali e lo scambio di idee. E spesso questo “scambio di idee” ha comportato dei passi in avanti nella visione generale dell’andar per montagne.
Per tutti questi motivi, ripercorrere la storia della Sucai Torino è un po’ come leggere uno spaccato del mondo torinese di appassionati di montagna. Può rivelarsi, quindi, una lettura interessante anche per chi non appartiene in senso stretto alla Sucai.
Sui siti istituzionali Sucai Torino (Sottosezione: www.sucai.it; Scuola di scialpinismo: www.scuolasucai.it), è stata recentemente messa in linea la “Storia della Sucai Torino”. Si tratta di un affresco a tutto tondo, condotto in modo colloquiale e non cattedrattico, con l’obiettivo di tracciare l’evoluzione del mondo Sucai dalla sua ricompattazione negli anni del dopoguerra in poi. Vengono trattati alcuni passaggi importanti, come la fondazione dell’allora corso di scialpinismo (primi anni ’50), l’evoluzione del corso in Scuola nazionale di Scialpinsimo (metà anni ’60) e la sua successiva organizzazione strutturale nei decenni che seguirono. Lo scritto non si limita alla sola Scuola di Scialpinismo, ma anzi cerca di indagare a fondo sui legami descritti in precedenza. L’analisi si ferma, per ora ai primi anni ’90, poiché l’autore, per ragioni personali, ha momentaneamente interrotto la frequentazione sucaina. Ma l’attività della Sucai non si è affatto fermata in questi decenni (anzi: il varo, nel frattempo, di un corso di snowborad-alpinismo in anticipo sui tempi conferma la persistente vivacità del pensiero sucaino) e prossimamente verrà redatto un altro elaborato che colmerà gli anni mancanti.