In molte stazioni turistiche italiane, al nord come al sud, la stagione della sci è già incominciata senza aspettare il tradizionale appuntamento dell’Immacolata. E’ bastato l’arrivo di un po’ di neve per scatenare i gestori. Ma sarà dura rimontare la difficile situazione del settore, da tempo in difficoltà per la crisi economica che ha sensibilmente ridotto i consumi delle famiglie. Perfino l’anno scorso, nonostante l’abbondante innevamento che ha consentito di risparmiare su una parte dei costi della neve artificiale, il bilancio è stato negativo per tutti o quasi.
L’Osservatorio turistico della montagna segnala che c’e’ stato un calo sostanziale su tutto l’arco alpino, mentre alcune località appenniniche si sono giovate tanta neve caduta e dei prezzi più contenuti. Hanno rinunciato allo sci soprattutto gli italiani, mentre continua a tenere il turismo straniero, con in testa i tedeschi – 24 per cento del totale – seguiti da inglesi, cechi, russi, scandinavi, polacchi e svizzeri.
Forse è davvero il caso di ripensare all’industria dello sci nel nostro paese, cercando alternative meno costose e più rispettose dell’ambiente alle piste con neve artificiale. Una pratica, quest’ultima, resa possibile soltanto da cospicue sovvenzioni che gli enti pubblici non sembrano più in grado di erogare.