Ammetto di essere parziale, perché per me Emma Thompson non è soltanto una delle più grandi attrici in attività, ma anche una donna di un fascino irresistibile, che l’età non ha scalfito. Quindi, quando dico che “Il piacere è tutto mio” è un film da vedere nonostante l’orrendo titolo scelto dai distributori italiani, sappiate che è interamente costruito sui dialoghi e i turbamenti di due personaggi chiusi in una camera d’albergo, e che si regge sulla straordinaria interpretazione di lei, bene assecondata dall’esordiente Daryl McCormack. Insomma, devono piacervi le prove d’attore, anche perché, nonostante gli ammiccamenti pubblicitari, la storia non concede nulla allo spettacolo: la regista Sophie Hyde è riuscita nella difficile impresa di parlare di sesso con complice ironia, senza mai scadere nella volgarità.
Emma è l’insegnante in pensione Nancy Stokes, rimasta vedova dopo una vita grigia, scandita dalle necessità del marito e di due figli poco amati. Si sente inutile, vecchia e brutta. La sua vita sessuale non le ha mai dato soddisfazioni e decide di ricorrere alle prestazioni del bel gigolò Leo Grande, scelto su un catalogo on-line. L’incontro avviene in una anonima camera d’albergo. Lei è goffa, travolta dai sensi di colpa, e vorrebbe ritirarsi. Lui è tenero, gentile, comprensivo. Parlano a lungo. Nancy racconta la sua vita, Leo ascolta e commenta, inizialmente con distacco professionale, poi con vero coinvolgimento. Arriverà anche il sesso, e seguiranno altri incontri, che restituiranno a Nancy la consapevolezza di sé e del suo essere donna, fino al momento del distacco definitivo, sancito da quel “Good Luck to You, Leo Grande” che è il titolo inglese del film.
“Il piacere è tutto mio” è un film pensato per piacere a un pubblico anziano. Potrebbe sembrare un limite, ma non lo è: l’età media di chi continua a frequentare assiduamente le sale cinematografiche è ormai piuttosto alta.
gbg