L’opera non è una cosa ( soltanto) per vecchi. La lirica alle volte regala rinnovate emozioni, momenti felici per chi la frequenta da anni e il bello della scoperta per un pubblico meno navigato. E’ il caso del “Don Giovani” di Mozart in scena al Teatro Regio di Torino fino al 26 novembre, un nuovo allestimento coprodotto con il Teatro Massimo di Palermo.
Uno spettacolo che inaugura degnamente la stagione del teatro torinese alla vigilia del cinquantenario dalla ricostruzione . Intanto la musica – giustamente principale protagonista di un’opera- affidata alla bacchetta di Riccardo Muti , un direttore che è un monumento della classica e che riesce a ottenere il meglio dalle orchestre. Con quella del Regio Muti ha raggiunto una perfetta alchimia grazie anche al “Così fan tutte” messo in scena lo scorso anno. Con la direzione di Muti il suono che arriva in sala è una di quelle esperienze dal vivo che nessuna ripresa televisiva o riproduzione digitale può eguagliare. Lo stesso vale per lo spettacolo nel suo insieme che ha esordito prima della Prima con una speciale prova generale riservata a un pubblico under 35, una platea che ha reagito con un entusiasmo da Palasport e una competenza che contraddice tanti luoghi comuni sui giovani. Del resto i conservatori e le scuole di musica sono frequentati da tanti ragazzi che forse non hanno come unica ambizione andare ad “Amici”e simili , o sfondare sui social.
Per una perfetta riuscita dell’operazione – avendo a che fare con uno dei capolavori assoluti della storia della musica come il “Don Giovanni” della geniale coppia Mozart & Da Ponte- gli altri ingredienti , interpreti e regia, devono essere all’altezza . In questo caso tutto funziona alla perfezione.
Sulla scena un cast di altissimo livello: Luca Micheletti, Jacquelyn Wagner, Mariangela Sicilia, Giovanni Sala, Alessandro Luongo, Francesca Di Sauro, Leon Košavić e Riccardo Zanellato. In particolare tra le voci femminili spiccano la Zerlina della Di Sauro e la sfaccettata Donna Elvira di Mariangela Sicilia mentre brilla nell’ottimo parterre maschile il Don Giovanni di Luca Micheletti. Micheletti – attore di prosa e regista di talento , classe 1985 – ha una bella voce di baritono che sa usare al meglio insieme a una capacità interpretativa ricca di sfumature. Il suo Don Giovanni è spregiudicato e crudele il giusto, affascinante e seduttore , capace di momenti di tenerezza ma su tutto cinico e manipolatore. Micheletti ha anche il physique du role che lo rende credibile, un tratto che condivide con gli altri cantanti in scena , un aspetto che oggi in teatro non può essere trascurato.
Ultimo elemento di questo riuscito spettacolo la regia affidata a Chiara Muti che crea per i sei personaggi che affiancano Don Giovanni sembianze di burattini in cerca di identità. Una scelta concettuale per un’opera che pone tanti livelli di lettura e che comunque non appesantisce grazie anche alle scene di Alessandro Camera e ai costumi di Tommaso Lagattolla. Questo “Don Giovanni” scorre felice tra commedia e tragedia così come volevano Mozart e Da Ponte, senza scivoloni neppure nella scena della cena con il Commendatore che spesso ha affondato nel kitch ottime esecuzioni.
Se è vero – Wikipedia docet – che secondo Kierkegaard “Don Giovanni” è “un lavoro di ininterrotta perfezione “ questa versione ne conferma la moderna bellezza capace di conquistare platee di ogni età.
Simonetta Rho