Si chiamerà Tempo di Libri la manifestazione milanese che farà concorrenza al Salone del Libro di Torino. Fortemente voluto dalla associazione degli editori – come noto assai attenta alle esigenze commerciali dei gruppi più forti – Tempo di Libri si svolgerà dal 19 al 23 aprile, e ha già vinto il premio per la peggior sede: La Fiera di Rho è di gran lunga più triste e scomoda del pur tristissimo Lingotto, che continuerà a ospitare il salone torinese nonostante i molti e autorevoli pareri contrari. Del resto negli ultimi anni l’editoria italiana – o almeno quella parte dell’editoria italiana abituata ai grandi numeri – non ha brillato né per inventiva, né per lungimiranza. E sembra essersi specializzata nel negare l’evidenza, come ha fatto poco fa il presidente della associazione Motta, dicendosi contento dei dati contenuti nell’ultimo rapporto Istat sulla lettura in Italia “ che farebbero intravedere al settore un cambio di direzione” dopo i risultati disastrosi negli ultimi anni. Una interpretazione quantomeno audace, almeno a giudicare da quanto dice la stessa Istat, di cui riportiamo qui il comunicato.
Nel 2015 si stima che il 42% delle persone di 6 anni e più (circa 24 milioni) abbia letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista per motivi non strettamente scolastici o professionali. Il dato appare stabile rispetto al 2014, dopo la diminuzione iniziata nel 2011.
Il 9,1% delle famiglie non ha alcun libro in casa, il 64,4% ne ha al massimo 100. La popolazione femminile ha maggiore confidenza con i libri: il 48,6% delle donne sono lettrici, contro il 35% dei maschi.
La quota di lettori risulta superiore al 50% della popolazione solo tra gli 11 e i 19 anni e nelle età successive tende a diminuire; in particolare, la fascia di età in cui si legge di più è quella dei 15-17enni.
La lettura continua ad essere molto meno diffusa nel Mezzogiorno. Nel Sud meno di una persona su tre (28,8%) ha letto almeno un libro mentre nelle Isole i lettori sono il 33,1%, in aumento rispetto al 31,1% dell’anno precedente.
I “lettori forti”, cioè le persone che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 13,7% dei lettori (14,3% nel 2014) mentre quasi un lettore su due (45,5%) si conferma “lettore debole”, avendo letto non più di tre libri in un anno.
L’8,2% della popolazione complessiva (4,5 milioni di persone pari al 14,1% delle persone che hanno navigato in Internet negli ultimi tre mesi) hanno letto o scaricato libri online o e-book negli ultimi tre mesi.
Lettura e partecipazione culturale vanno di pari passo; fra i lettori di libri, le quote di coloro che coltivano altre attività culturali, praticano sport e navigano in Internet sono regolarmente più elevate rispetto a quelle dei non lettori.
I cittadini stranieri residenti in Italia che tra il 2011 e il 2012 dichiarano di aver letto almeno un libro sono il 37,8%, indice di una minore propensione alla lettura da parte degli stranieri rispetto agli italiani (52%). Quasi la metà degli stranieri legge almeno un quotidiano a settimana (48,6%) e il 29,5% settimanali o periodici.
Nel 2014, le famiglie italiane hanno speso 3.339 milioni di euro per libri e 5.278 per giornali, stampa e articoli di cancelleria: rispettivamente 11 e 18 euro al mese, lo 0,4 e lo 0,6% della loro spesa complessiva.
Tra il 2010 e il 2014 la spesa delle famiglie per libri, giornali e periodici si è contratta del 18%, quella per articoli di cancelleria del 31%. La riduzione risulta molto più alta di quella registrata complessivamente per l’acquisto di beni (6%).
Che cosa abbia trovato Motta di positivo in questo quadro impietoso resta un mistero. Ma se gli editori sono contenti, chi siamo noi per criticarli?