Sotto la Mole, parte II

E puntuale arrivò il rinvio. Con la proroga. Il Museo del cinema di Torino non ha un nuovo direttore. Almeno ancora per un po’ si tiene quello vecchio: Alberto Barbera, con incarico prorogato fino al 31 dicembre. Per lui è il terzo prolungamento, un anno abbondante: scadenza dell’ultima proroga, 31 ottobre.

E’ successo che il Comitato di gestione della Mole non è riuscito a nominare un nuovo direttore permanente perché, quando mancava una manciata di giorni al termine, nel Comitato sono entrati due nuovi componenti. E il poco tempo non ha loro permesso di esaminare le candidature.

Certo, si può anche pensare che chi di diritto, o di dovere, poteva anche pensarci prima a integrare il Comitato e, vista l’importanza della scadenza, metterlo in condizione di essere nel pieno della operatività. Ma non c’è dubbio che qualche ferrea regola lo abbia impedito.

Per la ricerca del nuovo direttore, per la prima volta in 15 anni a fine giugno era stato lanciato un bando pubblico  in ossequio alla parola d’ordine diventata l’ossessione degli enti pubblici e parapubblici: la trasparenza. E l’incarico di ricevere e selezionare le candidature era stato affidato a una società privata indipendente. Se è stato fatto, vuol dire che si può fare: un ulteriore ossequio alla trasparenza e al rispetto delle regole, a partire da chi le ha volute e scritte. Anche se qualche deroga non se la fa mancare nessuno. Fassino, per esempio un anno fa aveva nominato un membro del Cda del Salone del Libro accettando la candidatura dell’interessato molto tempo dopo la scadenza dei termini, e la domanda dell’aspirante era arrivato nello stesso giorno della nomina, dal mattino alla sera. La stessa cosa è avvenuta con il sindaco Chiara Appendino per la nomina del rappresentante del Comune nella Fondazione Torino Musei: a termini scaduti a metà settembre è stata accettata una candidatura presentata a fine ottobre, con nomina il giorno dopo. Di fronte a casi del genere, per paradosso, vien fatto di spendere una parola a favore della libera scelta di chi ha la responsabilità di governare. Scelte che si possono fare in tutta trasparenza, anche senza bandi e senza scadenze. Tanto più se poi non si rispettano.

Dunque, il Museo del cinema. Il termine per la presentazione delle candidature era stato fissato per il 2 settembre. E dal 3 settembre al 26 ottobre, giorno del subentro dei due nuovi componenti nel Comitato di gestione del Museo, non è stato possibile né procedere a queste due nomine, né, tantomeno, esaminare le candidature. 

Le domande pervenute sono state 88. Ora, è improbabile che la società privata abbia funzionato soltanto da indirizzo postale e abbia presentato al Comitato tutte le 88 candidature, mettendolo nella oggettiva impossibilità di decidere entro il 31ottobre; del resto, nei suoi compiti c’era anche quello di selezionare le domande e di scegliere alcune candidature finaliste, 8-10 nomi. Comunque sia andata, il Comitato di gestione non si è sentito in grado di decidere in pochi giorni. 

E che cosa ha fatto? Per nominare il nuovo direttore del Museo del cinema si è dato tempo fino al 31 dicembre, due mesi abbondanti. Con calma. Certo, legittimo. Ma può essere anche legittimo chiedersi se non potevano bastare una decina di giorni, due settimane al massimo. I candidati, intanto, dovranno aspettare, con pazienza. O forse i componenti del Comitato ce la faranno in pochi giorni: nomina subito del nuovo direttore, che però si insedia a gennaio. Intanto Alberto Barbera è prorogato fino al 31 dicembre. E in quanto direttore in carica del Museo, che da alcuni anni gestisce sul piano amministrativo i festival torinesi, sarà tra le figure che organizzano il Torino film festival, in programma negli ultimi dieci giorni di novembre.

Ed è appena il caso di ricordare che Barbera è anche direttore della Mostra del cinema di Venezia, e con questo festival quello torinese è pur sempre in concorrenza, seppure molto più povero in termini di risorse. E si può aggiungere che anche il Museo del cinema ha obiettivi paralleli e convergenti con quelli del festival del Lido. Anche in questo caso, c’è una forma di concorrenza tra le due istituzioni. Senza dimenticare, e non da ultimo, che il Museo nomina il direttore del festival di Torino. Questo intreccio qualche tempo fa aveva anche portato qualcuno a individuare una forma di incompatibilità, forse non di diritto ma quantomeno di fatto, tra la guida del Museo e quella del festival veneziano. Ma visto come sono andate e ancora vanno le cose, evidentemente è solo un questione di opinioni. Barbera dunque scadrà il 31 dicembre, ma non è detto che esca fuori di scena al Museo. Perché è molto probabile che al nuovo direttore della Mole, il quale a giudicare dal bando avrà compiti più gestionali-amministrativi che a carattere artistico-scientifico – e proprio questo aveva indotto diversi qualificati candidati a non presentarsi – verrà affiancato un consulente allo scopo: e chi meglio del direttore uscente?

Nino Battaglia

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