Per molti italiani Roubaix è soltanto il traguardo di una classica del ciclismo che parte da Parigi e si corre nel Nord della Francia in condizioni durissime. Ma è anche una città con un grande passato industriale e un presente di disoccupazione, povertà e degrado. “Roubaix – Una luce nell’ombra” è un film di Arnaud Desplechin che racconta questo declino attraverso la normale attività di un commissariato periferico guidato da Daoud, un disincantato sovrintendente di origine algerina. Di solito lui e la recluta Louis hanno a che fare con spacciatori, minorenni fuggiti da casa, incendi dolosi e molesti ubriaconi. Ma la loro routine viene sconvolta dalla crudele uccisione di una anziana in quello che sembra un tentativo di rapina finito male. E i loro sospetti si concentrano sulle vicine di casa della vittima, due ragazze sbandate con problemi di droga.
Raccontato così il film sembra il solito giallo che si risolve con la scoperta di un colpevole. In realtà è un potente affresco di una città messa in ginocchio dalla crisi, dove i problemi di convivenza tra i vecchi abitanti e i nuovi immigrati sono esasperati dalle differenze culturali e dalla comune povertà. E l’angoscia dello spettatore è accresciuta dalla consapevolezza che la vicenda è ispirata da fatti realmente accaduti. Nel 2002 una donna fu effettivamente uccisa nella sua poverissima casa per portarle via un televisore e poche altre cianfrusaglie.
Ottima la regia di Desplechin, esaltata dai toni cupi della fotografia. Bravi gli attori, su tutti Roschdy Zem nei panni di Daoud, e Léa Seydoux e Sara Forestier nei panni delle due amiche sospettate del delitto. Da possibili assassine a vittime della violenza psicologica esercitata dalla polizia il passo è breve.
“Roubaix – Una luce nell’ombra” è uscito nel 2019, ma si può vedere su Prime Video, YouTube e altre piattaforme di streaming. Ne vale la pena.
gbg