Ai tanti costretti a un Natale casalingo dall’influenza suggerisco il film Netflix “Le nuotatrici” della regista anglo-egiziana Sally El Hosaini, che racconta con delicata partecipazione la storia vera di due ragazze siriane in fuga dal paese martoriato dalla guerra civile.
Sara e Yusra Mardini sono nuotatrici professioniste, allenate dal padre ex campione. Sara, la più vecchia, è inquieta per i troppi vincoli sociali e religiosi. Yusra, la più giovane, spera di partecipare alle Olimpiadi. Quando una bomba colpisce il tetto della piscina dove Yusra sta gareggiando, le due sorelle, insieme a un cugino che sogna di fare il dj a Berlino, decidono di espatriare. Per loro le porte sono chiuse perché la civile Europa non concede i visti. Il viaggio diventa una odissea simile a quella di tantissimi altri profughi, in balia dei trafficanti di uomini e del caso. Nel corso della traversata notturna dalle coste della Turchia all’isola di Lesbo il motore del loro sovraccarico gommone si rompe, e le due ragazze fanno quello che sanno fare meglio: si gettano in acqua e nuotano per ore, salvando se stesse e i compagni. Una volta a terra altri pericoli e altre sofferenze le attendono prima di arrivare a Berlino e ottenere lo status di rifugiate, che consentirà a Yusra di coronare il suo sogno gareggiando con onore ai giochi olimpici di Rio nel 2016. Ma il finale della storia non è ancora stato scritto. Sara, che ha scelto di dedicarsi all’assistenza dei profughi a Lesbo, è attualmente sotto processo in Grecia insieme ad altri appartenenti alla sua ONG con la ridicola accusa di traffico di essere umani, e rischia molti anni di carcere.
Così va il mondo, e non soltanto in Grecia. Il grande merito di “Le nuotatrici” è quello di farcelo vedere in tutta la sua inumana brutalità, semplicemente raccontando la storia di due ragazze determinate che le circostanze hanno portato a fare cose straordinarie.
gbg