Nell’occhio del ciclone

Il raffinato regista francese Bertrand Tavernier è morto a 79 anni la scorsa settimana. Parlando del suo stile, ha spiegato che puntava a intensificare in modo non artificiale l’emozione e la realtà, e spesso ci è riuscito. La passione per la musica lo ha portato a firmare due ottimi film sul jazz, “Round Midnight” e “Mississippi Blues”, ma ha affrontato anche altri  generi, e ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali,  tra cui il Leone d’oro alla carriera nel 2015 a Venezia.

Meno noto di altri titoli, ma non meno interessante, è “In The Electric Mist – L’occhio del ciclone”, che uscì nel 2009 e si può vedere su Prime Video. Tratto da un romanzo di James Lee Burker, il film è ambientato nella Louisiana devastata dall’uragano Katrina e segue le indagini dell’anziano poliziotto Dave Robicheaux, interpretato da un bravissimo Tommy Lee Jones,  sul brutale omicidio di due giovani prostitute. La trama gialla è ben costruita, ma non è tutto: sullo sfondo ci sono tensioni razziali che risalgono a molti anni prima e  un complesso gioco di rimandi con il mondo del cinema. Il protagonista sospetta infatti che il colpevole si nasconda tra il personale di una troupe cinematografica impegnata nella ricostruzione di un episodio della guerra civile americana. Nella ricerca della verità viene aiutato dalle strane visioni di quell’episodio che lo perseguitano in sogno, e da una agente dell’FBI che nutre molti dubbi sui suoi metodi spicci.

“In The Electric Mist” è una coproduzione franco-statunitense ed è stato interamente girato nelle paludi e nei villaggi colpiti dall’uragano, tra i resti delle case e i cumuli di rifiuti accatastati dalla violenza delle acque. Proprio come i fittizi e loschi produttori che compaiono nel suo film, per realizzarlo Tavernier si è avvalso delle facilitazioni fiscali decise dal governo della Louisiana  per sostenere l’industria cinematografica e rilanciare l’economia dello stato dopo il disastro.

gbg

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