Con molte precauzioni, e a singhiozzo, le sale cinematografiche stanno riaprendo i battenti dopo l’emergenza coronavirus. A chi preferisce restare a casa, suggerisco l’offerta gratuita e di qualità di RaiPlay, che la scorsa settimana ha reso omaggio a Ennio Morricone con una grande rassegna di film, alcuni notissimi, altri meno. Accanto a opere di Sergio Leone, Bernardo Bertolucci, Dario Argento, Giuliano Montaldo e Ermanno Olmi, c’è anche il film che nel 2016 ha fruttato a Morricone il suo secondo premio Oscar dopo quello ottenuto alla carriera nel 2007: “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino.
La passione del regista americano per i western all’italiana lo aveva portato ad utilizzare alcune musiche di Morricone in alcuni dei suoi film precedenti, ma nel 2009 Morricone aveva rifiutato di musicare “Bastardi senza gloria”, e la collaborazione tra i due per “The Hateful Eight” non è stata priva di contrasti: a Morricone non piaceva l’abitudine di Tarantino di costruire i suoi film a episodi inserendo continue citazioni di altri lavori, e in una intervista – successivamente smentita – disse che il regista era un “cretino”. Inoltre non apprezzò il paragone che Tarantino aveva fatto tra lui, Mozart e Schubert, che gli sembrava artificioso e fatto all’unico scopo di pubblicizzare il film.
Questo tuttavia non sminuisce la qualità di “The Hateful Eight” e della sua colonna sonora, perfettamente adeguata a sottolineare le atmosfere cupe di un western dove i personaggi non sono quelli che dicono di essere e sparatorie e tradimenti avvengono nel chiuso di una locanda isolata dal resto del mondo da una abbondante nevicata. Non ci sono eroi, nel film di Tarantino, proprio come ne “Il grande silenzio”, l’anti-western di Sergio Corbucci che lo ha ispirato. Corbucci girò il suo film nel 1968, ambientandolo tra le nevi delle Dolomiti. E anche allora le musiche – splendide – erano di Ennio Morricone.
gbg