Mixed by Erry

Soppiantate dai CD, peraltro a loro volta mandati in soffitta da Spotify e affini, le musicassette sono state a lungo un accessorio indispensabile nella vita musicale e amorosa dei ragazzi degli anni Ottanta. Molti ancora le conservano in soffitta, logorate dall’uso o inservibili per la rottamazione dei mangianastri. Ma sono certo che alcuni, dopo aver visto “Mixed by Erry” del regista salernitano Sydney Sibilia, cederanno alla nostalgia e andranno a rovistare negli scatoloni, nella speranza di trovare anche quelle con il mitico marchio. All’epoca era  molto amato perché costava poco, offriva compilation di buona qualità, e in molti casi anticipava l’arrivo sul mercato delle più ghiotte novità bruciando sul tempo le case discografiche titolari dei diritti. Perché, come avrete capito, si trattava di musica taroccata, prodotta dall’ingegno napoletano dei fratelli Frattasio, Enrico, Peppe e Angelo, che crearono un impero e diventarono miliardari prima di essere pizzicati dalla guardia di finanza e finire in carcere.

Dopo i meritati successi di “Smetto quando voglio” e de “L’isola delle rose” Sibilia ha scelto di raccontare la storia di Enrico e dei suoi fratelli partendo dalle origini, quando per campare aiutavano il padre a produrre e vendere bottiglie di finto Jack Daniel’s. Lo ha fatto senza calcare la mano, bene assecondato dagli attori tra i quali spicca Luigi D’Oriani nei panni del mite Enrico, che nella vita avrebbe voluto fare il Dj, e riuscì a farlo a modo suo, in grande scala, grazie alla passione per la tecnologia. Ma il risultato è esilarante perché esilarante era il materiale di partenza. Basti dire che i Frattasio capirono di avere sfondato quando sul mercato comparvero le prime falsificazioni delle loro cassette falsificate. 

Pare che nella vita reale i tre fratelli abbiano perso tutto perché il loro denaro, sepolto per sfuggire alle indagini, marcì. Spero per loro che non sia andata così, e che il crimine, almeno per una volta, abbia pagato. 

gbg

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