“Max Fox o le relazioni pericolose”, dello storico Sergio Luzzatto, è un bel libro, scritto bene. Si legge d’un fiato, e alla fine ci insegna qualcosa che va oltre le vicende raccontate, e riguarda l’Italia intera, quella che era e quella che è diventata nel corso degli anni.
Il libro ricostruisce l’ascesa e la caduta di Marino Massimo De Caro, il curatore della antica biblioteca dei Girolamini ai Napoli, che approfittò dell’incarico per depredarla e vendere sul mercato nero migliaia dei suoi preziosi volumi. Denunciato nel 2012 da un provvidenziale articolo dello storico dell’arte Tomaso Montanari, De Caro fu arrestato, confessò e venne condannato a sette anni di carcere. Ma come e perché una persona priva di titoli accademici, un mercante di libri antichi noto per la sua spregiudicata attività e sospettato – a ragione – di essere un falsario, arrivò alla guida di una istituzione così’ prestigiosa?
Luzzatto non si ferma alla superficiale lettura dell’affare Girolamini che uscì a suo tempo sui giornali, e approfondisce con l’aiuto dello stesso De Caro, che incontra a Verona agli arresti domiciliari, e con cui discute a fondo via Skipe – nome di contatto Max Fox – durante la stesura del libro. Una collaborazione tanto stretta da diventare amicizia, e di cui Luzzatto riconosce anche il pericolo, regalando al lettore alcune interessanti riflessioni sul tema della verità e della menzogna, e sul difficile mestiere dello storico. Anche la loro è dunque una delle tante “relazioni pericolose” di cui si parla nel libro, e che molto opportunamente vengono ricordate nel sottotitolo.
La politica c’entra, ovviamente. De Caro vanta una solida amicizia con il senatore berlusconiano Marcello Dell’Utri, con cui condivide la passione per i libri antichi, e bazzica nei ministeri del centro destra, ma ha anche solide amicizie nel centro sinistra. Proveniente da una famiglia di sindacalisti comunisti, era stato eletto giovanissimo in consiglio comunale a Orvieto e aveva fatto l’assistente parlamentare di un senatore del PDS, imparando a muoversi nel sottobosco della politica e a stringere quel tipo di rapporti che qualche anno dopo lo avrebbe aiutato nella sua attività di lobbista a favore di un oligarca russo interessato al mercato italiano dell’energia. Erano gli anni di Prodi presidente e D’Alema ministro degli esteri, e lascio a chi leggerà il libro il piacere – o il dispiacere – di scoprire come andarono le cose.
Ma è nel campo dei libri antichi che De Caro dimostra fin dagli inizi una spregiudicata intraprendenza. Incomincia con una truffa a un amico, appartenente a una nobile famiglia decaduta, comprandogli a poco prezzo libri preziosi e rivendendoli con notevoli guadagni. Acquisisce a poco a poco una notevole competenza, e diventa un esperto riconosciuto a livello internazionale su Galileo Galilei, per il quale sviluppa una vera e propria ossessione. Muovendosi di fiera in fiera, stringe legami con il Sudamerica, ed è in Argentina dove fa il salto di qualità, fondando con un amico una libreria antiquaria che ha anche una sede italiana, la Imago Mundi. In Argentina scopre che falsificare libri antichi, con i moderni scanner, non è poi così’ difficile, e ci si dedica con impegno. I falsi si vendono bene, e sono anche utili per rimpiazzare gli originali che sottrae da biblioteche pubbliche e private. Tra le sue vittime molti ordini religiosi, che non conoscono i tesori conservati nei loro polverosi scaffali, e anche una importante biblioteca vaticana.
Il colpo più clamoroso De Caro lo fa con l’amato Galileo, facendo comparire dal nulla una copia del Sidereus Nuncius dove le pagine sono impreziosite da acquerelli delle fasi lunari “dipinti dallo stesso Galilei”. E’ un falso clamoroso, dirà poi un esperto inglese che è anche astronomo. Ma tutti gli altri, compreso il il Corriere della Sera, ci cascano.
De Caro spiega a un incredulo Luzzatto di averlo farlo per burla, senza scopo di lucro. Non lo convince, ma le sue argomentazioni sono comunque interessanti, perché rivelano una personalità complessa, desiderosa di affermazione, piena di disprezzo per l’accademia e i suoi riti, e sostanzialmente incapace di distinguere il giusto dall’ingiusto. De Caro, per esempio, è seriamente convinto che sia un bene rubare libri preziosi da biblioteche che non neppure sanno di averli, perché in questo modo finiscono in mani che li apprezzano e vengono salvati dall’oblio.
Dopo l’arresto il mondo dorato di De Caro crolla. La madre è invalida, il padre muore d’infarto, e mentre è ai domiciliari aggrava la sua posizione con un furto in un supermercato che secondo lui è una semplice dimenticanza al momento di pagare il conto. Ma non perde la sua intraprendenza, e si lancia in sempre nuovi progetti, tra cui l’idea di dare a tutte le scuole del mondo la possibilità di accedere allo spazio attraverso un satellite opensource, sponsorizzato da una importante azienda di illuminotecnica con cui collabora, sempre via Skipe.
Ce la farà? Lui dice di sì, “perché tra pochi mesi ci sarà il cinquantennale dello sbarco sulla Luna, e tutti sono interessati. E poi, quando io incomincio una cosa la finisco”.
Battista Gardoncini