Perfino sui libri di storia lo chiamiamo armistizio per l’antico vizio italico di nascondere la realtà dietro alla cortina delle parole, ma l’otto settembre del 1943 fu a tutti gli effetti una resa incondizionata dell’Italia fascista agli alleati. E alla resa seguì l’ignobile fuga dei vertici dello stato e lo sfaldamento dell’esercito, fino al giorno prima impegnato a fianco della Germania nazista. Chi poteva gettò la divisa e se ne tornò a casa. Agli altri, impegnati sui fronti di mezzo mondo, fu posta l’alternativa di continuare a combattere a fianco dei tedeschi o essere internati in campi di prigionia. Quelli che cercarono di resistere furono massacrati, come a Cefalonia.
Per molti anni dell’odissea degli oltre seicentomila italiani che furono portati in Germania e in Polonia e diventarono manodopera coatta al servizio del Reich si è scritto poco. Avevano pagato per la dignità della loro scelta – molti con la vita – ma il Paese impegnato nella ricostruzione del dopoguerra preferiva dimenticarli, così come preferiva dimenticare di avere combattuto dalla parte sbagliata. Gli stessi internati non parlavano volentieri della loro esperienza. Con il tempo, però, la memorialistica di quel periodo drammatico si è arricchita di nuove testimonianze, quasi sempre frutto delle confidenze e dei documenti raccolti dai famigliari.
“Matite sbriciolate” è una di queste: trentaquattro disegni che l’allora capitano Antonio Colaleo tratteggiò durante la prigionia, cogliendone con grande immediatezza alcuni momenti. Appassionato di pittura, Colaleo aveva nascosto alcune matite e pastelli sbriciolati per tutto il lungo viaggio che lo portò da Creta, dove era stato catturato, verso la Germania. E con quelli, sui diversi tipi di carta che gli riuscì di trovare, illustrò luoghi cose e persone, per fissarne il ricordo e forse per esorcizzare la fatica e le privazioni.
Antonio Colaleo tornò dalla prigionia nell’agosto del 1945, con trenta chili di meno e i disegni in tasca. A Brindisi riprese la carriera militare e morì nel 1994 senza mai tentare di pubblicarli, ma corredandoli di alcuni preziosi appunti. Ed è proprio da quegli appunti che è partita la giornalista chierese Antonella Bartolo Colaleo per raccontare la storia del suocero e dei suoi compagni in un bel volume pubblicato da Gaidano e Matta, dove i disegni danno sostanza ai ricordi personali e alle successive e accurate ricerche storiche dell’autrice.
“Matite sbriciolate” verrà presentato sabato 8 settembre alle 19 presso il Caffè Basaglia di via Mantova 34 a Torino. Ulteriori informazione nel sito www.matitesbriciolate.com .