Lungo le strade di un’antica deportazione

Del tragitto seguito dagli antichi valdesi nel 1689, nel corso della Glorieuse Rentrée da Ginevra a Bobbio Pellice, si sa tutto da molto tempo. A partire dai primissimi decenni dell’800, l’itinerario è stato più volte ripetuto da trekker, studiosi e appassionati di storia, in solitudine o in compagnia. Non solo: sul Glorioso Rimpatrio, oltre a studi storici accurati, esistono anche guide per escursionisti. Nessuno, finora, aveva invece mai divulgato il tracciato della deportazione, avvenuta nei primi mesi del 1686 quando, in seguito alla revoca dell’editto di Nantes (concesso nel 1598 ai protestanti francesi e concernente la possibilità di praticare il culto riformato), i valdesi residenti nelle terre sabaude furono costretti all’esilio.

Ma vediamo come andarono i fatti. Dopo l’editto di Fointainebleau, emanato dal re Sole (Luigi XIV) nell’ottobre 1685, anche il duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, si piegò al volere del potente sovrano d’oltralpe, che voleva estirpare i protestanti riformati dalla valli piemontesi. Così il 31 gennaio 1686, su pressione francese,  il duca sabaudo obbligò i valdesi a scegliere tra l’esilio e la conversione al cattolicesimo. I “religionari” rifiutarono l’ingiunzione e decisero di difendere con le armi la propria convinzione religiosa. Con il concorso del maresciallo francese Catinat, in breve Vittorio Amedeo II sgominò la resistenza nelle valli del Pinerolese. Più di 2000 furono le vittime valdesi, e ben 8000 resistenti vennero incarcerati. I detenuti furono distribuiti in quattordici diverse carceri del Piemonte. La metà di essi morirono a causa del duro regime carcerario. Parecchi mesi più tardi, per intercessione dei Cantoni svizzeri protestanti che si offrirono di accogliere i prigionieri come profughi, il duca concesse ai prigionieri la possibilità dell’esilio. Dei 4000 sopravvissuti, i circa 2750 che avevano rifiutato di convertirsi furono accompagnati dai soldati sabaudi verso il confine svizzero ed espulsi dal ducato.

Tra il 7 gennaio e il 27 febbraio 1687, tredici “brigate” di detenuti furono avviate verso i Cantoni d’oltralpe. A differenza dell’itinerario del Rimpatrio, che ha 6061024707437caratteristiche decisamente alpine, il percorso della deportazione, su cui esiste una puntigliosa documentazione ufficiale,  si dipanò lungo quella che allora era la strada che collegava Torino a Ginevra. E non si trattò di un viaggio confortevole, tenuto conto della stagione in cui si svolse e delle precarie condizioni di salute dei valdesi, pesantemente indeboliti dalla detenzione. Dalle diverse carceri in cui erano stati stipati, i “religionari” furono condotti dapprima verso la Valle di Susa. Fecero tra l’altro tappa ad Avigliana, a Bussoleno e Novalesa, per poi valicare il Colle del Moncenisio (che a quel tempo era un valico interno al territorio sabaudo). La distanza percorsa? Circa 100 chilometri nella prima parte, fino a Novalesa. Ma a questi occorre aggiungere gli oltre 230 chilometri da Novalesa a Ginevra. Al di là del Moncenisio, le”brigate” valdesi fecero tappa a Lanslebourg, Modane, St-Jean-de-Maurienne, Aiguebelle, Grésy-sur-Isère (o Tournon), Faverges, Annecy, Cruseilles e infine Ginevra. All’arrivo nella cittadina svizzera, gli esiliati risultavano 2450. Gli altri erano morti durante il percorso o erano stati rapiti (soprattutto i bambini) per essere convertiti al cattolicesimo. Chi era in grado di marciare aveva camminato per tutto il tragitto; gli altri erano stati trasportati con i muli o sui carri.

imagesSulla vicenda della deportazione valdese del ’600 è appena uscito in libreria una guida curata da due studiosi: l’olandese Albert de Lange e il pinerolese Samuele Tourn Boncoeur. Si tratta di Sulle strade dei Valdesi (Edizioni del Capricorno, con cartine e foto a colori. 14 euro). Un libro di 160 pagine, formato “zainabile”, che oltre a una preziosa introduzione storica costituisce un invito a ripercorrere l’antico tracciato a piedi e in mountain bike. L’itinerario è diviso in 14 tappe e, a parte alcuni tratti oggi diventati arterie viarie trafficate, segue il più fedelmente possibile la strada storica. In ogni caso la maggior parte del tragitto, che in tutto misura circa 360 chilometri, segue strade secondarie o strade ciclabili. Il percorso è stato ricostruito seguendo le tappe che fecero i prigionieri della terza “brigata”, che lasciò il carcere del castello di Saluzzo il 18 gennaio 1687 e giunse a Ginevra il 4 febbraio, coprendo segmenti giornalieri tra i 15 e i 40 chilometri.

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