L’impressione del colore

di Victor Serge – La fotografia nasce in bianconero.  La spinta a rappresentare il mondo così come lo vediamo, e cioè a colori, si è a lungo scontrata con difficili problemi tecnici, risolti in modo commercialmente accettabile soltanto nel 1935 con la pellicola per diapositive Kodachrome.

Nel frattempo, però, il colore era arrivato in molte case con l’ingegnoso metodo della fotocromia, oggetto  una bella mostra visibile fino al 12 novembre al Museo nazionale della Montagna di Torino, al Monte dei Cappucini.

La fotocromia partiva dalla fotografia, e cioè  da un negativo in bianconero, e arrivava alla litografia, e cioè al colore aggiunto al negativo per sovrapposizione di strati successivi. I risultati erano notevoli, e andavano incontro ai gusti di un pubblico che proprio in quegli anni –  fine Ottocento e inizi Novecento – stava scoprendo i viaggi e  le vacanze.

Tra i soggetti preferiti c’era la montagna, con vette e ghiacciai ancora in gran parte misteriosi e ridenti località di villeggiatura che accendevano la curiosità della buona borghesia.  Ma non mancavano il mare, i paesi esotici, i personaggi pittoreschi.

L’avventura arrivava in salotto, ed era tutto sommato poco costosa. Le case editrici – la maggior parte delle opere esposte al Museo sono della svizzera Orell Füssli – disponevano già dei necessari  strumenti litografici, mentre i negativi di partenza venivano acquistati in blocco dagli archivi di fotografi di cui spesso non sappiamo neppure il nome, perché ancora non si parlava di diritti d’autore.

La diffusione della fotocromia subì una battuta d’arresto con il carnaio della prima guerra mondiale, poi furono prodotte macchine fotografiche portatili, che crearono la figura del tutto nuova del turista capace di produrre in proprio le immagini desiderate.  Nel 1935, come abbiamo detto, sul mercato irruppe la Kodachrome, e tutto finì. Ma la vendetta della storia è arrivata con l’avvento del digitale. Tra le sue prime vittime c’è stata proprio la Kodak, ridotta sull’orlo del fallimento e costretta ad abbandonare la produzione delle pellicole.

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