La morte sospesa

https://youtu.be/J9lRXpn8br0

“La morte sospesa”, di Kevin Macdonald, è il secondo film di montagna che abbiamo scelto per la nostra rassegna dedicata alle opere che sono uscite dal ristretto ambito delle rassegne di settore e hanno raggiunto un pubblico più vasto.

La morte sospesa è interpretato da attori professionisti, ma racconta una storia vera che ha avuto come protagonisti gli scalatori inglesi Joe Simpson e Simon Yates, presenti in alcuni spezzoni del film. Nel 1985 i due tentarono di scalare una parete inviolata del Siula Grande, in Perù. Arrivarono in vetta, ma Simpson cadde e si ruppe una gamba. Yates riuscì a calare Simpson, legato a uno spezzone di corda, per la prima parte della discesa. Purtroppo, però, il ferito scivolò in uno strapiombo e si ritrovò a dondolare nel vuoto appeso alla corda. Yates, dopo un’ora e mezza di angosciosi tentativi, capì che non sarebbe stato in grado di recuperarlo, e che anzi sarebbe stato trascinato a sua volta nella caduta. Decise quindi di tagliare la corda.

Simpson precipitò sul fondo di un crepaccio. Yates lo cercò a lungo. Poi, convinto che fosse morto, riprese la discesa. Ma Simpson, nonostante la caduta e la gamba fratturata, non si dette per vinto. Con la piccozza riuscì ad aprirsi una strada sul fianco del crepaccio e riprese a sua volta a scendere verso il campo base.

Poteva soltanto strisciare, in preda a dolori lancinanti. Non aveva cibo, e si dissetava con la neve. La sua incredibile odissea durò tre giorni. Arrivò al campo base quando Yates e un altro membro della spedizione stavano per ripartire. Venne soccorso, trasportato a valle a dorso di mulo, e dovette sottoporsi a una lunga serie di operazioni per recuperare l’uso della gamba.

Durante la convalescenza raccontò la sua odissea nel libro “Touching the Void”, dove tra l’altro spiegava che Yates, messo sotto accusa da alcuni per la decisione di tagliare la corda,  si era comportato da eroe, e che lui, al suo posto, avrebbe fatto lo stesso. Nel libro Simpson dimostrò una notevole capacità di scrittura, che avrebbe confermato in altre opere dedicate all’alpinismo. E il successo del film, che è del 2005, contribuì a far crescere la sua fama a livello internazionale.

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