Venticinque anni fa ci lasciava Freddie Mercury, leader dei Queen e icona della musica rock. Se ne andava lasciandoci orfani della sua voce e del suo stile, così inconfondibile e unico. Freddie Mercury era innanzitutto unico, di un’unicità manifestata nelle sue canzoni ancor prima che nei suoi show. Del resto, ciò che rimane, alla fine, è la musica.
Farrokh Bulsara nasce a Zanzibar il 5 settembre 1946 da una famiglia di origine Parsi ed è destinato a diventare uno degli artisti mondiali più amati di sempre. Ben presto mette in mostra le sue straordinarie doti di pianista e grande vocalist in gruppi come “Sour Milk Sea” e “Wreckage”. Con questi comincerà a sviluppare le sue capacità artistiche e sceniche. Ma è l’incontro con Brian May e Roger Taylor che gli cambia la vita. I tre fonderanno quel gruppo ormai universalmente conosciuto dal nome molto glamour di “Queen”, suggerito dallo stesso Mercury che ne approfitta e cambia anche il suo nome. Bulsara suona decisamente male e quindi sceglie, sempre con attenzione alla sua vena teatrale, “Mercury” in omaggio al mitologico messaggero degli dei. L’esigenza di un bassista porterà poi John Deacon a completare la formazione.
Nel 1975 scrive Bohemian Rhapsody simbolo della creatività del gruppo e soprattutto del suo cantante, nel 1976 esce Somebody to Love, nel 1977 We Are the Champions, nel 1978 Don’t Stop Me Now e nel 1980 Crazy Little Thing Called Love.
Sul palco, come nella vita dopotutto, Mercury si dimostra uno straordinario interprete pieno di drammatiche gestualità, un vero animale da palcoscenico. E’ stato insomma uno dei pochi performer in grado realmente di illuminare uno stadio con la sua sola presenza e catturare l’attenzione di migliaia di spettatori con un solo gesto.
Il 13 luglio 1985 i Queen presero parte al Live Aid, un concerto umanitario organizzato da Bob Geldof in cui parteciparono alcuni tra i più importanti artisti internazionali, al fine di ricavare fondi in favore delle popolazioni dell’Etiopia. I Queen si esibirono al Wembley Stadium di Londra e i loro 20 minuti di canzoni, consegnano alla storia i Queen e fecero di Freddie Mercury una leggenda.
Poi l’arrivo della malattia: Mercury la nascose anche agli altri membri dei Queen fino al 1989, quando decise di effettuare ulteriori accertamenti che lo fecero risultare positivo all’HIV. Successivamente gli fu diagnosticata la sindrome dell’AIDS. In molti sospettarono di un problema di salute, che fu infine confermata dallo stesso cantante il 23 novembre 1991: ”Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell’HIV e di aver contratto l’AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento al fine di proteggere la privacy di quanti mi circondano. Tuttavia è arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa terribile malattia“. A 24 ore dal comunicato, l’artista si spense, all’età di 45 anni.
“La cosa più importante è vivere una vita favolosa, non importa quanto lunga, basta che sia favolosa.”
Marco Patruno