Le piattaforme di streaming sono costruite per raggiungere il pubblico più ampio e differenziato possibile, e non è sempre facile orientarsi nei loro cataloghi. L’altro giorno, per caso, mi sono imbattuto su Netflix in una gemma quasi sconosciuta in Italia: “Dien Bien Phu” del regista francese Pierre Schoendoerffer.
Uscito nel 1992, il film racconta con l’accuratezza del documentario e l’epica di un grande film contro la guerra la battaglia di Dien Bien Phu, che fu combattuta nel 1954 tra le truppe coloniali francesi e i vietnamiti guidati dal generale Giap. I francesi furono travolti e dovettero abbandonare il Vietnam, che fu diviso in due parti, il Nord e il Sud. Al loro posto arrivarono gli americani, e la guerra proseguì fino al 1975, quando gli americani furono a loro volta sconfitti da Giap, e il paese venne riunificato.
Pierre Schoendoerffer, morto nel 2012, ha avuto una vita avventurosa – in gioventù era stato marinaio e pescatore – e una straordinaria carriera di scrittore, cineasta e documentarista, che gli ha fruttato innumerevoli premi, tra cui un Oscar. Nel 1954 aveva combattuto a Dien Bien Phu come operatore di ripresa ed era stato catturato. Liberato per l’intercessione di un corrispondente di guerra russo che lo aveva preso in simpatia, si dedicò al giornalismo e in seguito alla regia.
Il film è autobiografico, e tutto quello che si vede è vero, anche i luoghi. Sulle morbide colline di Dien Bien Phu Schoendoerffer ha usato come comparse gli uomini dell’esercito vietnamita e i membri di una brigata di paracadutisti francesi, mentre ha chiesto al figlio Frèdéric di interpretare il suo ruolo, e di usare lo stesso tipo di cinepresa che usava lui.
Di particolare efficacia è la sua scelta di intervallare le scene sanguinose e brutali del campo di battaglia con quelle della vita di tutti i giorni ad Hanoi, dove i bookmaker accettavano scommesse sul giorno in cui i francesi si sarebbero arresi.
gbg