Uno spettro s’aggira per l’Europa orientale: in Occidente lo chiamano “dissenso”.
Perché leggere oggi Il potere dei senza potere, un testo scritto nel 1978 quando il blocco sovietico era ben saldo e Václav Havel (1936-2011) un «dissidente» tenuto sotto stretto controllo dalla polizia? Questo testo, pubblicato in Italia da Itaca, divenne un manifesto dei dissidenti in Cecoslovacchia, Polonia e negli altri Paesi del blocco. Dissezionando la natura del regime, Havel voleva dimostrare che c’era spazio in ogni comune cittadino per diventare oppositore a patto che riconoscesse la natura ‘menzognera’ del potere: Il potere è prigioniero delle proprie menzogne e pertanto deve continuamente falsificare. Falsifica il passato. Falsifica il presente e falsifica il futuro. Finge di non avere un apparato poliziesco onnipotente e capace di tutto: finge di rispettare i diritti umani. Finge di non fingere. Il cittadino così è costretto a vivere nella menzogna, ma non deve accettare la menzogna.
La dittatura, scrive Havel, è per sua natura instabile e legata alla breve vita di chi l’ha instaurata. Il potere che la sorregge è basato sul numero e sull’equipaggiamento dei suoi soldati e dei suoi poliziotti. Il rischio per il potere è che spunti qualcuno più dotato e meglio equipaggiato e lo scalzi.
In questo saggio, pubblicato dopo il manifesto Charta ’77, Havel conia il termine post-totalitarismo: Con quel ‘post’ non intendo dire che si tratta di un sistema che non è più totalitario; al contrario, voglio dire che esso è totalitario in modo sostanzialmente ‘altro’ rispetto alle dittature ‘classiche’ a cui normalmente si lega nella nostra coscienza il concetto di totalitarismo.
Pacifista e non violento convinto, penultimo presidente della Cecoslovacchia e primo presidente della Repubblica Ceca, drammaturgo e poeta eccelso, Havel nel 1991 si schermì da una possibile nomination al Premio Nobel per la Pace (poi andato a Aung San Suu Kyi). Mette in guardia dall’ideologia come imitazione di qualcosa di metapersonale e di disinteressato ma che in realtà inganna la propria coscienza: E’ il velo in cui l’uomo può avvolgere il proprio ‘fiasco dell’esistenza’, il proprio formalismo e il proprio adattamento alle posizioni costituite. E, ancora, afferma che l’ideologia è strumento di comunicazione interna del potere, ne è uno dei pilastri per la sua stabilità, ma appoggia su un basamento instabile che è la menzogna e non crolla finché l’uomo è disposto a vivere nella menzogna.
Allora sorge spontaneo il parallelo con i giorni nostri.
Ci fosse oggi un Václav Havel a metterci in guardia dalla menzogna! Che di questi tempi si manifesta con le fake news e con la loro rapida e incontrollata diffusione sui social (e di cui il potere si ciba). Non voglio fare parallelismi azzardati con la nostra situazione di oggi, ma i meccanismi del potere che lo scrittore ceco svela sono gli stessi, oggi come nel 1978. Contro la penombra e la sfera segreta del potere, l’unico strumento valido è la ‘vita nella verità’, come rivolta dell’uomo contro la situazione che gli è imposta. Solo così si può costruire un sistema migliore. Tutti coloro che vivono nella menzogna ad ogni momento possono essere folgorati dalla forza della verità, scrive ancora Havel, con esiti imprevedibili sul piano sociale.
Potrebbero sembrare parole scritte da San Francesco o da un santo sociale o comunque da un religioso. In effetti, nella mia profonda ignoranza, sono venuto a sapere dell’esistenza di questo saggio da un frate francescano, uomo di profonda erudizione, che qualche anno fa ho avuto modo di intervistare per un lavoro che mi era stato commissionato. Aveva citato Václav Havel e il suo Il potere dei senza potere che in questi giorni ho finalmente letto, chiudendo un altro buco nella mia cultura.
Ci si domanda cioè: un futuro più luminoso è veramente sempre soltanto il problema di un lontano “là”? Non è, invece, qualcosa che è già qui da un pezzo e che solo la nostra miopia e la nostra fragilità ci impediscono di vedere e sviluppare intorno a noi e dentro di noi?
Riccardo Caldara
(dal blog www.riccardocaldara.net)